Stabilire la vera patria di appartenenza e la propria vera identità: è una difficoltà per tutti gli immigrati, forse meno dibattuta e quindi poco conosciuta, un’esigenza meno materiale ed impellente di altri bisogni (come la casa e il lavoro) ma altrettanto delicata. Anche a questi quesiti proverà a dare delle risposte lo spettacolo “Arle-Chino: traduttore-traditore di due padroni”, interpretato da Shi Yang Shi, cinese di nascita, arrivato in Italia nel 1990, all’età di 11 anni e da quasi trenta trapiantato nel nostro paese, che è attore ma anche scrittore e conduttore televisivo. Lo spettacolo è in programma domenica 13 maggio a Montepulciano (ore 18 – Teatro Poliziano, ingresso gratuito con offerta libera).

Lo spettacolo La rappresentazione è divisa in tre parti: nella prima l’interprete, attraverso le vite dei suoi antenati, compie un viaggio alla ricerca delle sue origini e conosce così alcuni momenti della grande storia del suo paese d’origine. Nella seconda parte racconta la sua “riprogrammazione culturale” che inizia nel 1990, quando arriva in Italia con la madre e avverte il precario equilibrio della condizione di uomo orientale/occidentale. L’ultimo capitolo di “Tong Men-g” (titolo cinese dello spettacolo) prende inizio da una data, 1 dicembre 2013, giorno in cui a Prato scoppia un incendio in una fabbrica cinese e sette operai che ci dormivano dentro muoiono carbonizzati. L’epilogo, tragicomico, accoglie il “litigio” tra i fondamentalismi culturali di cui Yang, come tante seconde generazioni in Italia, è oggi testimone, suo malgrado. Tra l’altro Yang, riprendendo il titolo che echeggia la maschera di Arlecchino, è stato per sette anni in prima linea a Prato come “servitore” del dialogo interculturale grazie al progetto Compost, guidato da Cristina Pezzoli.