Oltre tremila firme per scongiurare lo smembramento dei corsi di laurea in discipline sanitarie del polo aretino. E ad oggi, per i 225 studenti di infermieristica, fisioterapia e tecniche di laboratorio biomedico, ancora nessuna certezza. Bisognerà aspettare il 13 giugno per un responso finale dall’Università di Siena dove i corsi potrebbero essere dirottati. Intanto ad Arezzo studenti, cittadini e istituzioni si sono uniti per difendere la propria università. Dopo la comunicazione del comitato didattico senese del 15 aprile di voler spostare la gran parte delle lezioni da Arezzo a Siena, mantenendo i tirocini formativi nella Asl di Arezzo, si è creato un fronte del dissenso tra gli universitari. Decisi a farsi sentire, hanno attivato una petizione e inviato una lettera di protesta al rettore dell’Università di Siena e alle autorità comunali, regionali e provinciali.
Come cambia lo scenario Se il provvedimento venisse confermato, per gli studenti potrebbero cambiare molte cose. Si ritroverebbero a dover affrontare un percorso formativo “ibrido”, a metà tra il pendolarismo e la residenza, con forti disagi economici e logistici. Per studiare contemporaneamente in due sedi così lontane e mal collegate, i ragazzi, il 95% dei quali residenti nella provincia di Arezzo, dovrebbero spostarsi quotidianamente con mezzi privati, aumentando esponenzialmente i costi e riducendo drasticamente i tempi per lo studio. Inoltre le nuove direttive universitarie prevedono due diversi luoghi molto distanti tra loro per le lezioni a Siena: il Policlinico Le Scotte e il complesso del Laterino, distanti tra loro. Le cose non migliorano se si guarda il programma di insegnamento per il primo anno di corso, previsto per l’anno accademico 2014/2015. I giovani intenzionati ad iscriversi a settembre ad Arezzo potrebbero essere scoraggiati da questa doppia sede universitaria, dirottando i propri percorsi formativi verso gli atenei di Firenze o Perugia. Perdita di iscritti non significa solo perdita di fondi per l’Università di Siena, ma perdita di studenti e di futuri lavoratori per Arezzo.
I nodi da sciogliere E se Arezzo non è disposta a rinunciare all’integrità dei propri corsi di laurea, d’altro canto Siena lamenta la mancanza di docenti disposti ad insegnare in quella sede – dopo il taglio dei rimborsi spese – e per alcune materie, come anatomia, la questione è ancora più spinosa, non essendoci nella sede aretina personale di sostituzione qualificato all’insegnamento di questa disciplina. Per ovviare al problema è stata proposta la teledidattica: «Il rettore ha il compito di individuare possibili soluzioni – ha spiegato Jacopo Barra, rappresentante del corpo studentesco, – rivedendo le scelte politiche di Siena e mantenendo elevata la qualità dei corsi aretini. L’università è un vanto per la nostra città perché ha sempre formato professionisti qualificati e competenti, dunque proveremo a difenderla e a far valere le nostre richieste dimostrando una ferma unione tra studenti, famiglie e cittadinanza». «Se al tavolo di discussione l’università di Siena ribadirà le sue posizioni – ha aggiunto Giovanni Grasso, portavoce degli studenti – noi continueremo nella nostra attività di dialogo con la dirigenza universitaria, con l’amministrazione e la cittadinanza, per ridurre al minimo disagi e difficoltà. Se ancora non riuscissimo a trovare qualche punto d’incontro, potremmo anche pensare ad altri e più autorevoli interlocutori». Quello del rischio di perdita dei corsi universitari ad Arezzo viene vissuto, dopo la crisi che ha colpito il comparto economico, come un possibile ulteriore indebolimento del territorio. Un tassello fondamentale in materia di servizi che gli studenti per primi non vogliono perdere.
di Anna Martini