Arezzo mantiene la sua vocazione all’export e prova con fatica a tornare ai numeri di un tempo. Lo dicono i dati della Camera di Commercio che rivelano come le esportazioni della provincia aretina nel 2017 si siano attestate poco sopra i 6,5 miliardi di euro, -2,5% rispetto al 2016. Il dato fa mantenere la provincia nelle prime posizioni per valori assoluti rispetto alle altre italiane, sia in rapporto al numero delle imprese che al rapporto agli abitanti, dove Arezzo è prima in Italia. Responsable del valore meno è la flessione notevole (- 22%) dei metalli preziosi, per fortuna bilanciata dal settore moda (+28,6%), con quasi 1 miliardo di euro di esportazioni.
Hanno poi recuperato le perdite subite nel 2016 il tessile (+2,4%), l’abbigliamento (+7,7%) e le calzature (+25,8%), mentre per la pelletteria il recupero del 2017 ha solo in parte bilanciato le perdite subite nel 2016, facendo segnare -30% rispetto al 2015. Fra le altre tipologie merceologiche, risultano in crescita le vendite all’estero di bevande (+3,9%), prodotti chimici (+2,3%), prodotti farmaceutici (+65,1%), altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (+22,6%), prodotti in metallo (+21,8%), prodotti dell’elettronica (+6,3%), macchinari (+13,9%), autoveicoli e mezzi di trasporto (+23%) e mobili (+14,7%). Al contrario, in flessione agricoltura (-8,1%), prodotti alimentari (-6,6%), legno e prodotti in legno (-8,9%), carta e prodotti di carta (-2,9%), articoli in gomma e materie plastiche (-1,1%) e apparecchiature elettriche (-6,4%).
«Il dato complessivo del 2017 – commenta il presidente della Camera di Commercio di Arezzo, Andrea Sereni – conferma il grado di apertura ai mercati esteri del nostro sistema imprenditoriale e che le aziende aretine hanno saputo cogliere la crescita evidenziata dalla maggior parte delle economie mondiali negli scorsi mesi». «In particolare – prosegue – il terzo aggregato dell’export provinciale, quello dei prodotti della moda, arriva a sfiorare il miliardo di euro con una crescita del 28,6%: il risultato va però rapportato alla quasi equivalente flessione (-28,5%) osservata nel 2016 e che era in buona parte anche imputabile a fenomeni organizzativi che avevano spostato il luogo di partenza delle merci e quindi la provincia di attribuzione dei flussi. Nel 2017 il fenomeno si è quasi esaurito per cui le esportazioni sono tornate vicine ai livelli di due anni fa (1,086 miliardi nel 2015 e 0,998 miliardi nel 2017)».
«Il trend sostanzialmente positivo dell’export aretino – spiega il segretario generale Giuseppe Salvini – è indubbiamente collegato alla crescente domanda mondiale che, nel 2017, ha fatto segnare un +4,8% (dati OCSE) accanto ad una sostenuta accelerazione del PIL mondiale (+ 3,6%). Segnali positivi che si sono riverberati, sia pur in tono minore, nell’economia nazionale e quindi in quella aretina. La notevole ripresa del commercio mondiale ha interessato sia i paesi avanzati che quelli emergenti, anche se la tendenza, secondo proiezioni OCSE per il 2018, dovrebbe lievemente ridursi al 4,1 per cento. Un sostegno significativo alla crescita è giunto dalla ripresa dei prezzi delle materie prime, ripresa che non ha però interessato le quotazioni dell’oro che, nel corso del 2017, sono diminuite in media del’1,4%».
«Tornando all’analisi del nostro export – continua il segretario generale – la nota più negativa, che condiziona significativamente il risultato complessivo, è quella riferita all’andamento dei metalli preziosi (lingotti, verghe, ecc…): nel 2017 i flussi verso l’estero sono stati pari a poco più di 2 miliardi di euro ed hanno presentato una flessione del 22% rispetto al 2016. Una flessione causata dall’estrema debolezza della domanda mondiale di oro che è scesa al livello più basso dal 2009. Se si considera il ruolo svolto dal metallo giallo come bene rifugio in tempi di crisi, la flessione potrebbe anche essere una conferma indiretta di un clima più positivo per l’economia mondiale. Infatti, la maggior parte del calo è ascrivibile alle flessione delle richieste degli operatori del settore finanziario e dalle banche centrali, non sufficientemente bilanciata dall’aumento del 4% della domanda mondiale di gioielleria, che ha coinvolto tutti e tre i principali mercati: Cina, India e Stati Uniti (fonte: World Gold Council). Le esportazioni aretine di oreficeria e gioielleria hanno beneficiato del miglioramento appena evidenziato mettendo a segno nel 2017 un incremento del 5,5% delle vendite all’estero e avvicinandosi alla soglia dei due miliardi di euro. Poiché, come già detto, tale risultato non beneficia in questa occasione dell’aumento del prezzo dell’oro si potrebbe ipotizzare una crescita effettiva dell’export della gioielleria ancora maggiore di quella evidenziata».
«Per quanto riguarda i mercati di sbocco – conclude Salvini – continua la flessione della domanda proveniente dagli Emirati Arabi (-5,1%), anche se si intravede un allentamento delle difficoltà rispetto agli anni precedenti. Al contrario forniscono un deciso supporto positivo Hong Kong (+21,6%), Turchia (+22,8%), Stati Uniti (+7,7%) e Francia (+4,1%). Per quanto riguarda in particolare il mercato statunitense, il 2017 è stato un anno particolarmente positivo per le esportazioni orafe italiane: le vendite sono infatti aumentate del 22,5%, toccando quasi il miliardo di dollari e ponendo l’Italia al terzo posto fra gli importatori di settore con una quota di mercato del 10,9%, in deciso recupero rispetto agli anni precedenti (Fonte: United States International Trade Commission). La speranza è che questa fase positiva non venga pregiudicata dalle recenti tensioni commerciali emerse fra USA e UE a seguito delle politiche di inasprimento dei dazi doganali da parte dell’Amministrazione Trump».