SIENA – «’Architetture Senesi 1970 2020’ è una sorta di storia dell’architettura contemporanea della provincia di Siena, un volume non destinato agli addetti ai lavori ma ai cittadini”.

L’architetto Nicola Valenti sintetizza il progetto, curato con gli altri architetti Mauro Andreini, Gianni Neri, Silvia Porciatti, Stefano Santucci, Renato Vanni, concluso con questa pubblicazione. 276 pagine con una copertina che annuncia il contenuto: la descrizione di una selezione di opere realizzate negli ultimi cinquant’anni in provincia di Siena.

«Vuole dimostrare alle persone e alla politica la possibilità di una buona architettura – prosegue l’architetto -, nonostante i numerosi lacci e cavilli burocratici che caratterizzano la professione di architetto».

Lo scopo, con l’Ordine degli architetti della provincia di Siena, è anche quello di valorizzare questa figura professionale nel suo importante ruolo sociale e culturale e nella costruzione dei luoghi di vita.

Perché questo volume? Come è nato il progetto?
«Siena e la sua provincia sono molto legate al loro passato e – continua Valente – ma trascurano l’attualità e la storia contemporanee. Non si può valorizzare il passato soltanto con vincoli e tutele che agevolano l’immobilità e, quindi, la perdita del nostro patrimonio storico e culturale. È necessaria una presa di coscienza ammettendo che occorre operare sull’edilizia storica e sul paesaggio in maniera attiva con il massimo rispetto dell’esistente per evitare che tutto vada perso. Per questo motivo, il libro raccoglie una serie di interventi architettonici che hanno rivalutato l’edilizia storica, recuperandola promuovendo il paesaggio della provincia di Siena».

Cosa è successo nell’architettura senese?
«Il volume non è una classica vetrina di progetti per mettere in evidenza la bravura degli architetti: è una raccolta di opere che dimostrano come si può operare, anche con piccoli interventi edilizi, nel rispetto e nell’interesse della collettività. La prima parte ripercorre, per decenni, la storia dell’architettura senese e il suo importante ruolo sociale. Emerge dai racconti dell’architetto Giovanni Barsacchi, purtroppo recentemente scomparso e a cui è dedicato il libro. Spiega l’ambiente culturale degli anni sessanta e settanta, caratterizzato da un grande fermento e di entusiasmo degli architetti senesi per contribuire a migliorare la società dell’epoca attraverso la buona architettura. Il volume ripercorre i progetti realizzati ma anche tante occasioni perse che avrebbero valorizzato Siena e la sua provincia. Così, negli anni ottanta, come descrive Carlo Nepi, con la presenza dell’Ila&Ud, International Laboratory of Architecture and Urban Design, creato da Giancarlo De Carlo, Siena diventava per un mese, interrottamente per nove anni, la capitale dell’architettura con la presenza dei più importanti professionisti nel mondo: Renzo Piano, Gae Aulenti, Alvaro Siza, Norberg Shulz, altri. Promossero dibattiti, lezioni e conferenze sull’architettura e la progettazione urbana. Scopo della pubblicazione è anche quello di non dimenticare».

Avrà un seguito?
«Lo spero. Noi curatori speriamo che la pubblicazione contribuisca al processo dell’architettura senese contemporanea: questa storia riguarda la nostra società, ciò che è stato e quello che si sarebbe potuto realizzare».

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