Lo Stato entri in banca, mandi ‘a casa’ il Cda e i vertici e abbassi gli stipendi dei dirigenti. E’ questo in estrema ratio il Rossi pensiero sulla risoluzione del caso Mps. Il Governatore della Regione Toscana lo ha espresso a Rai News 24 tornando a sollecitare l’aiuto del Governo per salvaguardare la banca senese messa all’angolo dal diktat della Bce sullo smaltimento entro il 2018 di 10 miliardi di crediti deteriorati attualmente in pancia a Rocca Salimbeni.
Si salvi la banca e non i banchieri «Noi siamo, e non da oggi, preoccupati moltissimo perché questa banca ha un forte intreccio con le imprese non solo toscane – ha dichiarato Enrico Rossi -. Quel che meraviglia è che circa un anno e mezzo fa fu bocciato il piano di riordino e fu imposto da Bruxelles che ci si associasse con un’altra banca, ma si sapeva già allora che con questa sacca di sofferenza sarebbe stato difficilissimo trovare qualcuno e così è avvenuto, non si è trovato nessuno. Lo Stato intervenga con serietà per salvare le banche e non i banchieri – ha continuato il Governatore della Toscana -. L’intervento dello Stato deve essere serissimo perché si usano i soldi dei cittadini».
I conti non tornano «Attenzione all’utilizzo del fondo Atlante – ha aggiunto Rossi -, che non deve comprare a 40 centesimi ciò che il mercato valuta 20. E quando la banca è risanata va rivenduta e, come è successo negli Stati Uniti, guadagnarci qualcosa. E’ un percorso che l’Europa non impedirebbe. Questo è un tema di una gravità enorme. Le banche sono state riempite di tanta liquidità che non si è vista nelle imprese».
Il caso della Popolare di Vicenza Chiusura del Governatore della Toscana con un riferimento all’ex presidente di Banca Popolare di Vicenza: «A me fa scandalo che un signore come Zonin non abbia già i beni sequestrati. Quando si aprono voragini di quel tipo chi è in testa deve in qualche modo risponderne. Alcuni segnali in questo senso vanno dati».