«Non è giusto nè realistico considerare l’italiano la lingua della ‘tradizione’ e l’inglese la ‘lingua della modernità’: si tratta di “una falsa alternativa». Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando questa mattina a Palazzo Vecchio a Firenze agli Stati generali della lingua italiana nel mondo. «La lingua è il vettore di valori identitari espressione della cultura di un popolo – ha aggiunto il Capo dello Stato – Questa funzione, in particolare, trova conferma per la cultura italiana, tuttavia con un retrogusto, che talvolta si coglie, che sembrerebbe volerla confinare al passato, alla cultura della tradizione, affidando, invece, ad altre lingue, l’inglese, ad esempio, la funzione, oltre che di lingua veicolare attualmente prevalente, di lingua della modernità, dell’innovazione, della contemporaneità. Si tratta di una falsa alternativa; alla quale occorre sfuggire».
Una nuova veste per l’Italia Il presidente Mattarella, accolto sull’arrengario di Palazzo Vecchio dal vice ministro degli Esteri, Mario Giro e dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha poi puntato nel suo discorso su un’Italia che deve avere una veste nuova: «Ogni settore del nostro Paese è chiamato a essere fonte di ispirazione e avvicinamento alla cultura italiana e non possono mancare, in questa direzione, iniziative tese alla attrazione di talenti in Italia, insieme a quelle dirette al rientro dei talenti italiani che hanno visto crescere le loro competenze all’estero. Le industrie del nostro Paese che hanno puntato sulla internazionalizzazione hanno recato e recano un contributo fondamentale alla causa della nostra cultura e della nostra lingua, esprimendo quella civiltà e quell’umanesimo del lavoro che costituisce tanta parte del nostro bagaglio – ha sottolineato Mattarella – Il mondo della scienza e della ricerca viene interpellato per primo in questo senso. Ma, alla base di tutto, vi è, naturalmente, la necessità di un ampliamento della conoscenza della lingua italiana. Proporre la qualità Italia è la sfida di fronte a noi: proporre cioè l’umanesimo che deriva dalla nostra cultura, dal modo di vivere, di lavorare. L’italianità parla di umanesimo». «La promozione della lingua italiana è opportunamente inserita nell’ambito della più generale promozione del sistema Paese: italofonia e italofilia sono percorsi sempre più paralleli -ha concluso il presidente Mattarella – è in continuo divenire, non possiamo pensare di poterne fermare la proiezione su un fotogramma fisso» né è ammissibile «un arroccamento identitario» ma bisogna «offrire alle altre culture, il portato dell’esperienza, della bellezza, cumulata in millenni».