Ventisette persone, tra dirigenti di Trenitalia e imprenditori, sono state raggiunte da altrettante misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari, in corso di esecuzione da parte della squadra mobile di Firenze e degli agenti Polfer della Toscana, con l'accusa di aver inquinato e truccato gare di appalto di Trenitalia Spa.
Espresso 2 L'operazione denominata “Espresso 2”, è la prosecuzione dell'inchiesta sugli appalti truccati di Trenitalia e dell'azienda di trasporti campana Sezza, che nell'ottobre 2011 vide l'arresto di 15 persone e altre 42 indagate con l'accusa di aver pilotato gare d'appalto relative alla manutenzione dei treni. Nell'operazione “Espresso 2”, ai 27 arrestati vengono contestati i reati di turbata libertà degli incanti, corruzione, abuso di ufficio e accesso abusivo alle banche dati riservate di Trenitalia. Le misure cautelari sono in corso di esecuzione nelle province di Firenze, Prato, Genova, Vicenza, Verona, Pordenone, Torino, Monza, Milano, Pavia, Napoli e Bari.
Coinvolte 4 ditte toscane L'accusa di accesso abusivo c'è perché sarebbero state fornite ad alcuni imprenditori le password per accedere ai sistemi riservati delle ferrovie in particolare per quello che riguarda la manutenzuione dei rotabili. Tra le ditte coinvolte quattro toscane: Firenze, Prato, Scandicci e Gambassi Terme, quattro lombarde, e poi Marche, Veneto, Campania, Liguria. Oltre a fornire informazioni alcuni funzionari concordavano con le imprese le caratteristiche del bando di gara per favorirle. Un altro fronte dell'inchiesta riguarda il tentativo di verificare se questi sistemi abbiano inciso sulla qualità delle forniture e quindi sulla sicurezza del trasporto ferroviario.
Sistema di concorrenza apparente Secondo le indagini le imprese fornitrici di beni e servizi ferroviari al centro dell'inchiesta avevano fatto “cartello” costituendo un “sindacato di blocco” e riuscendo così a controllare la spartizione degli appalti pubblici grazie all'appoggio di alcuni funzionari di Trenitalia. Il “cartello” faceva riferimento ad una azienda metalmeccanica di Modugno (Bari), la Meis specializzata in riparazioni di macchine elettriche rotanti. Tra gli imprenditori che, secondo l'accusa, avevano accesso alla spartizione e che sono stati arrestati oggi, c'è anche Luciano Marzullo, di 65 anni, imprenditore, coamministratore e contitolare proprio della Meis. Nella prima trance dell'inchiesta, nel novembre 2011, era stato arrestato l'ex amministratore responsabile e comproprietario della ditta, Guglielmo Del Vecchio, di 60 anni: per l'accusa era lui la mente di tutto. Sarebbe riuscito ad ottenere il controllo totale e la spartizione di gare di «elevatissimo valore economico complessivo», creando, per gli investigatori, «un sistema di concorrenza solo apparente tra le aziende legate dal patto spartitorio, con estromissione degli imprenditori onesti dagli appalti di Trenitalia».
Chiavi di accesso in cambio di viaggi, pc, ipod e buoni benzina Secondo quanto accertato dalle indagini, dirigenti e funzionari «infedeli e corrotti di Trenitalia», in cambio di «compensi variabili, fornivano alla cricca criminale degli imprenditori disonesti notizie riservatissime sugli appalti e le offerte. Inoltre, con modalità di vero e proprio spionaggio industriale, sarebbero riusciti a passare perfino le chiavi d'accesso ai sistemi informatici riservati dell'azienda ferroviaria». In cambio delle informazioni, i funzionari ricevevano dalle aziende denaro o regali tra cui viaggi, pc, ipod e buoni benzina.