FIRENZE – E’ evidente, l’antisemitismo è un virus contagioso. Purtroppo, la Toscana non è immune e nel tempo gli episodi si ripetono.
A differenza delle malattie vere e proprie, il “nemico” è visibile. Sono le due ragazzine che a Campiglia Marittima (Livorno) umiliano un giovane di 12 anni, come i ragazzi che nel Giorno della Memoria hanno aggredito un tredicenne a Firenze.
Anzi, il fatto che gli attori coinvolti siano così giovani deve spingere a una riflessione: è una stupida emulazione o è un problema culturale più profondo? In entrambi i casi la cosa è seria, ma nel secondo si sfiora il dramma. Tanto che sia il presidente regionale Eugenio Giani che l’assessore all’Istruzione, Alessandra Nardini, hanno sottolineato la gravità della situazione, sottolineando l’atteggiamento del ragazzo che “con grande dignità, maturità e tanta forza d’animo ha saputo replicare a chi lo offendeva”.
“Sono fatti che destano preoccupazione e indignarsi, pur necessario, non è più sufficiente”, hanno aggiunto, per poi andare oltre: “Ora occorre rafforzare l’impegno per la cultura della memoria e contro discriminazioni e violenze che da anni mettiamo in campo, attraverso un’azione corale che coinvolga istituzioni, scuola e famiglie per fronteggiare il rischio di una diffusione tra i più giovani di disvalori come l’antisemitismo e la xenofobia”.
A loro si è unito il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo: “Assistiamo con dolore e forte preoccupazione al ripetersi di simili episodi, che richiedono una reazione immediata da parte delle istituzioni, delle autorità competenti e del mondo della scuola. Firenze, dopo Campiglia, vede emergere in Toscana, terra di tolleranza, una piaga che non può e non deve allargarsi”.