È aperta a Massa, fino all’8 gennaio, all’interno di palazzo Ducale, la mostra di Marco Cornini, “Amore sacro, amore profano”: 22 sculture di donne in terracotta, nude, bellissime, sensuali, quasi a grandezza naturale, simbolo di passione pura, di erotismo garbato, di estraneazione fisica e mentale.
Prima di tutto la tecnica La grande bravura di Cornini sta, da sempre, nella capacità di cuocere in una vecchia fornace alla periferia di Milano, sculture enormi, senza alterarne le proporzioni e le forme, anzi, esaltandone i dettagli. Non assembla “pezzi” di opere, forgia la sua scultura, tra le sue mani, già completa e poi gli dona un’anima. Le donne di Cornini sono tutte estraniate: fisici perfetti, nessuna vergogna per la loro nudità, occhi che guardano altrove, come se la loro mente stesse viaggiando tra i pensieri. Sono perfette: si vedono le ciglia, i boccoli, le labbra rosso fuoco; sono adagiate su morbidi cuscini, divani; indossano sandali altissimi, hanno le unghie laccate e Cornini racconta le loro storie: “Resta con me”, “Tra me e me”, “E’ stato bello vederti”, “Quando bastava uno sguardo tra noi”, sono alcuni titoli delle opere in mostra a palazzo Ducale.
Artista fuori dalle righe La mostra si inserisce nella rassegna “Oltre l’immagine”, un ciclo pensato da Daniele Lucchesi, che ne ha curato gli allestimenti, dedicati ad artisti fuori dalle righe, capaci di stupire con la loro maestria nell’utilizzo di materiali meno nobili per l’arte contemporanea, e con le loro tecniche, antiche, ma innovative. Sperimentare e sconvolgere: come quando, nel 2005, creò scandalo con la scultura “In auto fra le tue braccia”, una utilitaria, di terracotta, a grandezza naturale, dentro cui due amanti fanno l’amore. Spiare da quei finestrini era eccitante e peccaminoso, come indugiare sui dettagli, quasi morbosi, dei corpi dei due amanti, che Cornini aveva perfettamente riprodotto sui sedili dell’auto.
Gli esordi e la fama Cornini ha esordito giovanissimo nel mondo dell’arte, appena ventiduenne e, in un periodo in cui in troppi si cimentavano con le “sperimentazioni”, ha scelto di utilizzare la terracotta, considerata mezzo espressivo “minore”. Una scelta “inattuale” ma che lo stesso artista ha subito sentito come istintiva e immediata. Il critico d’arte Mario De Micheli, alla sua mostra d’esordio, lo segnalò come giovanissimo scultore di grande talento, “da mettere i brividi”; le sue creature, oggi, ricordano i fumetti noir di Buzzati, o le “signorine” cantate da De Andrè, da cui anche l’omaggio del titolo della mostra apuana. “Sono opere riprese dal mio ultimo decennio di lavori- ha detto l’artista durante l’inaugurazione della mostra -; il mio mondo, in fondo, è pudico, non morboso. Le mie donne non hanno vergogna a mostrarsi perché sono belle, creature da amare, nei modi più differenti”. La mostra rimarrà aperta fino all’8 gennaio, dal giovedì alla domenica dalle 16,30 alle 19,30.