Sabato sera, mentre la piazza del Campo brulicava di bambini che intonavano canzoni natalizie insieme a Enzo Iacchetti, in palazzo Sansedoni si lavorava alacremente all’intesa con le banche creditrici. Intesa che è stata annunciata ieri con la proroga a marzo 2012 sui debiti contratti per l'ultimo aumento di capitale in Banca Monte dei Paschi di Siena. La Fondazione, infatti, all’epoca aveva un preciso mandato a non scendere sotto la linea Maginot del 50,1 per cento di Banca Mps, ed ha «fatto la sua parte», come è andato ripetendo il presidente Gabriello Mancini.
La figura dell’Amministratore Delegato Poi tutto è cambiato. La crisi economica, l’andamento del titolo Mps in piazza Affari (ieri -2% a 0,254 euro), i debiti e il rischio di una nuova capitalizzazione, hanno fatto definitivamente crollare il tabù del 50,1 per cento del controllo di Banca Mps (nostro servizio), che si pora dietro anche conseguenze politiche tutte da definire. Oggi sembra vacillare un altro tabù invalicabile nella città del Palio: l’Amministratore Delegato. Un argomento che ha lasciato molte rovine sul suo percorso, già dai tempi del compianto Stefano Bellaveglia. Allora non se ne fece di nulla. Oggi, è un’ipotesi di cui si comincia a parlare. Intanto ne parlano i giornali. Forse per vedere l’effetto che fa.
Tra Profumo e Morelli chi la spunta Lo ipotizza il Corriere della Sera che sta seguendo con grande attenzione le vicende senesi. Fabrizio Massaro scrive che «ha ripreso vigore l’ipotesi di introdurre la figura dell’amministratore delegato accanto al direttore generale. Il dossier è seguito dal presidente della banca Giuseppe Mussari, in accordo con la Fondazione: Mussari avrebbe anche sondato Alessandro Profumo che però si sarebbe detto indisponibile». Mentre il nome di Marco Morelli (oggi dg vicario di Intesa Sanpaolo ma con un passato in Rocca Salimbeni) viene fatto da Mauro Bonciani del Corriere Fiorentino che ipotizzache «l’amministratore delegato potrebbe arrivare prima del rinnovo del board, così da rendere possibile a Giuseppe Mussari, che pure si era detto non disponibile per un terzo mandato alla presidenza, di mantenere la presidenza di Abi». In realtà altri nomi ci sarebbero al vaglio sia della Banca che della Fondazione, ma per adesso le bocche sembrano ben cucite e i nomu pubblicati sembrano solo il ballon d'essai per sondare le reazioni della città.
Alla ricerca dell’uomo forte Sul tema anche Repubblica che a firma Andrea Greco ipotizza scenari bellicosi tra Banca e Fondazione da qui alla primavera quando andrà in scadenza il board di Rocca Salimbeni. «Stringere un patto parasociale che possa esprimere un nuovo vertice della banca, inserendo la figura dell’amministratore delegato di cui si parla da anni senza costrutto. Uno scenario che potrebbe anche rivelarsi scivoloso per il presidente Mussari e il dg Vigni, il vertice attuale il cui rapporto con la Fondazione si è incrinato. Nella città del Palio si discute molto ma non si trova “l’uomo forte” che sappia trarre l’istituto e il socio dall’impasse». Il Giornale, a firma Gian Maria De Francesco, addirittura ipotizza che i tempi per l’ad stiano stringendo e si provvederà alla nomina prima del rinnovo della Banca: «La nomina di un ad, figura prevista dallo statuto, potrebbe avvenire in anticipo rispetto al rinnovo del board di primavera ma senza intaccare le prerogative del dg Antonio Vigni».
«Anticipare i tempi» Infine, Il Sole24Ore spiega come «tutto ruota intorno alle scelte di Giuseppe Mussari. Se dovesse lasciare, come sembrava scontato fino a pochi mesi fa, si aprirebbe la strada all’arrivo di un amministratore delegato (di cui si parla da anni). Ma se l’attuale presidente accettasse di fare un terzo mandato, come adesso sembra possibile, la nomina di un amministratore delegato da affiancare al direttore generale Vigni assumerebbe contorni molto diversi». In pratica, fa capire Cesare Peruzzi un ad di nomina Fondazione potrebbe apparire quasi una sorta di commissariamento dell’attuale diarchia Mussari –Vigni. E, conclude Peruzzi, «per ridisegnare l’assetto manageriale della terza banca italiana, il presidente del gruppo di Rocca Salimbeni potrebbe anche decidere di anticipare i tempi».