C’è un equivoco lessicale che va chiarito una volta per tutte.

Perché qui a forza di dire che la Sinistra è scomparsa, morta, che non esiste più, si finisce per fare una gran confusione.

Se non, in qualche caso, un’operazione di comodo.

Che si intende per Sinistra?

Se ci si riferisce al ceto politico, o anche in maniera estensiva alla classe dirigente che ha rappresentato quell’area e quel pensiero, beh allora come non condividere che le cose stiano messe parecchio male, e che trattasi di un fallimento epocale su tutta la linea.

Alle ultime elezioni politiche la Sinistra, come sopra definita, tutta compresa, dal PD ai movimenti che si richiamano ancora al comunismo, ha ottenuto un consenso ai minimi storici.

Senza contare che all’orizzonte non sembrano scorgersi soluzioni salvifiche tali da ricondurla ad una rappresentanza numericamente dignitosa, né tantomeno in grado di proporla alla guida del Paese.

Ma se per Sinistra intendiamo un sistema coerente di valori (se non piace la parola “ideologia” possiamo anche farne a meno), allora mi permetto non solo di sperare, ma di pretendere che non la si dia per scomparsa.

La lotta per l’uguaglianza, per una società libera e in cui siano riconosciuti i diritti civili, per la difesa dei più bisognosi, per l’affermazione della dignità del lavoro, per la salvaguardia dell’ambiente, per il riconoscimento dell’importanza della cultura, nonché l’affermazione della solidarietà e finanche della fratellanza tra gli uomini, sono valori che non hanno età, universali.

Ci dicono che sono valori diventati irreversibilmente minoritari (ma non lo sono sempre stati?) in Italia, e magari anche in Europa.

Intanto speriamo non lo restino, minoritari, per sempre, ma questo comunque non vuole dire né che la Sinistra sia scomparsa – dovessero anche essere spinti a predicare nelle catacombe coloro che ci credono ancora – né tantomeno che non ce ne sia più bisogno.

Finché al mondo ci saranno disuguaglianze, finché gli interessi dei più forti prevarranno, finché ci sarà anche una sola bellezza da difendere, la Sinistra continuerà ad avere un senso, ne fosse rimasto anche un solo seme conservato in un laboratorio alle Svalbard.

Ci dicono che non ci sarebbero più la destra e la sinistra.

Di nuovo, se con ciò si intende che sono pressoché scomparsi dalla scena partiti e classi politiche che in maniera ben delineata ne rappresentino i relativi valori, allora è innegabile

Ma se invece si vuol far passare il concetto che le idee politiche possano trovare legittimazione dentro un calderone riempito delle più svariate visioni e proposte, magari in contraddizione tra loro, o che destra e sinistra siano categorie di pensiero ormai vecchie e superate, mi permetto di dissentire con fermezza.

Capisco che spesso torni comodo, in politica, modellarsi come una pellicola per alimenti intorno alle forme che di volta in volta assumono le convenienze del momento, ma tira da un parte, tira dall’altra, alla fine la pellicola mostra tutta la sua inconsistenza.

Perché dirsi fautori dell’uguaglianza e poi chiudere la porta in faccia ai poveri cristi che scappano da guerra e miseria, non significa essere un po’ di sinistra e un po’ no, o essere “altro”: significa professare uguaglianza a vanvera, e non esserlo affatto di sinistra.

Spacciarsi per difensori della cultura, e poi usare il patrimonio culturale con metodo iper-aziendalistico, riducendolo a merce da vendere come le zucchine al mercato, non significa essere moderni: significa non rappresentare i valori della Sinistra.

Dirsi difensori dell’ambiente e poi approvare programmi urbanistici a “cemento mille” , non significa essere più avanti di una certa vecchia sinistra, bensì camminare in un sentiero diverso.

Lo stesso vale se si pretende di deregolamentare il lavoro e poi voler stare dalla parte dei lavoratori.

Non si può essere portatori di tutto e del contrario di tutto, perché un pensiero politico che non abbia una sua coerenza interna, tale da legare in qualche modo conseguenzialmente un’idea all’altra, è un castello di carte, e quando poi non rispetta nemmeno il principio di non contraddizione, una furbata dal respiro corto.

In questi casi c’è sempre poi chi ti accusa di arrogarti il diritto di stabilire cosa sia di sinistra e cosa no, e dunque chi lo sia, di sinistra, e chi no.
Nel caso possiamo fare così: chiamiamo tutti quei valori prima citati “quella roba lì”.

Dunque: sarà vero che è quasi scomparso chi rappresenta nelle istituzioni “quella roba lì” (e sarà bene riorganizzarsi al più presto), sarà altrettanto vero che è sempre più minoritario nella società chi crede “in quella roba lì”, ma quei valori, in quanto universali, sono ancora vivi e lottano insieme a noi.

Allons enfants…