Una nuova alluvione a Firenze come quella del 1966, oggi creerebbe danni per oltre 6 miliardi di euro agli edifici e alle attività economiche, al netto di quelli ai beni culturali e artistici della città, che non sono facilmente quantificabili. E' la stima presentata stamani nell'ambito di un convegno su “La prevenzione e i costi delle alluvioni”, organizzato nell'aula magna dell'Università di Firenze nel 47esimo anniversario dell'alluvione del 4 novembre 1966.

Quartieri del centro storico sott'acqua «I danni agli edifici e alle attività economiche ammonterebbero a oltre 6 miliardi, ma questa stima non tiene conto di quelli ai beni culturali e artistici e a tutto il patrimonio fiorentino – ha spiegato Fabio Castelli, professore di idrologia dell'ateneo fiorentino -. I danni sarebbero concentrati per la metà nei quartieri del centro ma anche le zone a valle di Firenze, in particolare Argingrosso, non sarebbero in sicurezza». I quartieri del centro storico, ha aggiunto, «tornerebbero a livelli di allagamento intorno ai 6-7 metri nelle zone più colpite, come quella di Santa Croce, in linea con quanto avvenne nel 1966».

20mila libri danneggiati dall’acqua non ancora restaurati A 47 anni dall'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, circa 20mila libri custoditi nella Biblioteca nazionale centrale e che finirono sott'acqua, non sono stati ancora restaurati. E' quanto spiegato oggi dal responsabile del laboratorio di restauro della Biblioteca nazionale Gisella Guasti. «Il restauro dei libri non è ancora terminato – ha spiegato – Nei tre anni immediatamente successivi all'alluvione tutti i volumi dei considdetti 'fondi antichi', ovvero il magliabechiano e il palatino, furono lavati, rimessi in magazzino. Il libri furono impacchettati con le segnature in ordine e sono quindi consultabili. Ad oggi i libri 'finiti' e restaurati sono circa due terzi e ne mancano ancora circa 20 mila». A finire alluvionati furono circa 59mila volumi della Magliabechiana e circa 11mila della Palatina.  

Argini gonfiabili e paratie per contrastare le piene Una serie di argini gonfiabili e paratie da utilizzare in caso di piena dell'Arno per contenere possibili esondazioni a Firenze o in altre territori. E' lo strumento di cui la Toscana si doterà a partire dal prossimo anno e già utilizzato in altri Paesi europei (come Francia e Ungheria) e negli Stati Uniti (sul Mississipi, nella stato della Luisiana, nello stato di Washington). Ad annunciarlo è stato oggi il presidente della Regione Enrico Rossi. La Regione prevede una gara per la fornitura, il montaggio, e la manutenzione di questi nuovi strumenti, con una spesa di circa 5 milioni per cinque anni. Gli argini gonfiabili saranno collocati nel tratto tra il viadotto Marco Polo e il ponte San Niccolò. Le paratie saranno messe in parte del tratto che va da ponte San Niccolò e quello di Santa Trinità. La lunghezza degli argini gonfiabili ammonterà complessivamente a 3,5 km (in sponda destra e sinistra d'Arno) e quella delle paratie di 2,2 km (solo in sponda destra). L'intervento permetterà di contenere eventuali esondazioni del fiume, limitando così i danni. Per montare i 3,5 km di argini gonfiabili sono necessari 16 uomini per massimo 4 ore, più 10 tra camion e furgoni. Per le paratie serve ugualmente l'impegno di 16 uomini per un massimo di 4 ore, più 5 camion. Per ottenere lo stesso risultato di tempo, lunghezza e altezza utilizzando i tradizionali sacchi di sabbia sarebbero invece necessari 7mila uomini e 200 camion.