A Piombino adesso sono gli operai della Lucchini a manifestare tutta la loro preoccupazione per il destino e le sorti del loro lavoro e delle loro famiglie. Appena terminata l’assemblea di fabbrica, infatti, con un’iniziativa spontanea, gli operai hanno deciso di bloccare la strada alle porte della città.
A Roma firmato l’accordo «Abbiamo firmato l’accordo di programma per Piombino, è una tappa fondamentale per dare un futuro ai lavoratori e ai cittadini». Ad annunciarlo il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti. L’accordo, che disciplina gli interventi per la riqualificazione e la riconversione del polo industriale di Piombino, è stato sottoscritto questo pomeriggio a Palazzo Chigi da presidenza del Consiglio dei ministri, ministero dello Sviluppo economico, ministero della Difesa, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, agenzia del Demanio, regione Toscana, provincia di Livorno, Comune di Piombino, autorità portuale di Piombino, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di Impresa spa.
Impegno totale superiore a 270 milioni L’impegno totale per il polo siderurgico di Piombino ammonta a «oltre 270 milioni di euro». Lo ha detto De Vincenti spiegando che «per quanto riguarda le risorse: 60 milioni per la riconversione siderurgico, 10 milioni bonifica portuale dalla regione Toscana. 150 milioni sono stanziati nell’accordo di programma dell’agosto scorso. Il governo in questo accordo sta mettendo 50 milioni per le bonifiche, più 20 milioni per la riqualificazione industriale e una cifra da quantificare per il collegamento dalla superstrada al porto. Siamo a 270 milioni, forse anche di più».
Il presidente della Regione Toscana «In 2-3 anni torniamo a fare acciaio» «Abbiamo la speranza e la determinazione a ricostruire l’area a caldo, nell’arco di due tre anni vogliamo una nuova produzione di acciaio a Piombino». Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. «Oggi chiude una lunga e gloriosa storia industriale, vogliamo aprirne una nuova. Vogliamo continuare a fare i binari più lunghi d’Europa» ha detto Rossi che al suo ingresso a Palazzo Chigi aveva dichiarato che i soldi per la riconversione «nel complesso non sono pochi: l’accordo di programma prevede un impegno effettivo di 250 milioni, di cui 150 provengono dalla Regione, gli altri dal governo. Non è una giornata di cui dichiararsi soddisfatti – ha aggiunto – oggi inizia la chiusura dell’altoforno di Piombino ed è un momento drammatico, di collasso. Abbiamo la morte nel cuore».
Il presidente della provincia di Livorno: «Ora l’economia riparta dando risposte giuste alle attese del territorio» «La firma del sofferto accordo di programma per Piombino, su cui è intervenuto con particolare sollecitudine il Papa, mostrando ancora una volta una straordinaria attenzione ai problemi del lavoro e della dignità dell’uomo, mette un punto fermo su questa vicenda». Queste le parole del presidente della Provincia di Livorno, Giorgio Kutufà. «La sottoscrizione dell’accordo – prosegue Kutufà – conferma la volontà comune del Governo, della Regione e di tutti gli Enti interessati a cooperare per la continuità industriale, realizzando contemporaneamente investimenti infrastrutturali e logistico-portuali, in un ambiente più sano». Per il raggiungimento degli obiettivi legati, in particolare, al risanamento ambientale, per il presidente Kutufà è significativa la proposta, condivisa dai lavoratori, di utilizzare il personale in cassa integrazione: «Ora è fondamentale il rispetto dell’accordo raggiunto e che si manifestino concretamente le offerte vincolanti per la Lucchini che prevedano la più ampia ripresa produttiva dello stabilimento, con tecnologie avanzate e ambientalmente sostenibili. Questa è la vera scommessa che dobbiamo vincere – ha concluso – perché l’economia della Val di Cornia riparta in maniera decisa, dando risposte alle giuste attese del territorio».
L’ultimo sospiro Alle 10,56 l’altoforno della Lucchini ha emesso l’ultima colata davanti a un gruppo di lavoratori. «L’altoforno sta tirando fuori gli ultimi respiri in un’atmosfera surreale e drammatica – ha detto Lorenzo Fusco, uno degli operai presenti, con la voce rotta dall’emozione -. Perlomeno non siamo stati noi a spegnerlo, ma è stato qualcuno ben più in alto». Ora l’impianto senza più minerale continuerà a bruciare coke per una ventina di giorni fino al suo definitivo spegnimento.