Le aziende agricole nelle riserve naturali in ginocchio per i danni da ungulati. E’ l’allarme dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena che chiede alla Regione Toscana provvedimenti urgenti contro uno stallo legislativo in materia.

«Cinghiali e caprioli fanno incetta delle produzioni agricole senza che i nostri agricoltori possano fare qualcosa – spiega Gianluca Cavicchioli, direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena –. Non solo, oltre il danno la beffa: le liquidazioni dei danni per le aziende nelle riserve naturali sono ferme al 2015 e le domande per gli anni successivi si scontrano con burocrazia e mancata chiarezza normativa. Abbiamo segnalato da tempo questo problema senza alcuna risposta concreta e temiamo che il fine legislatura possa far slittare ulteriormente i tempi. In Toscana ci sono 46 riserve naturali e di queste ben 14 nel territorio senese. Gli “sventurati” imprenditori che hanno la propria azienda nelle riserve naturali subiscono un trattamento “sleale” rispetto ai loro colleghi che hanno la fortuna di operare in territorio libero. La legge obiettivo sta portando i primi frutti, va riconosciuto, ma questi frutti certo non possono raccoglierli gli agricoltori in riserva naturale. Altra questione di assoluta rilevanza riguarda l’effettiva ragion d’essere di queste strutture nate come luogo di protezione e tutela di quelle specie selvatiche cosiddette “a rischio”. Oggi – prosegue Cavicchioli -, non è assolutamente così. In molti casi le riserve naturali sono diventate luogo di riparo e protezione per specie divenute dannose all’ambiente, al territorio, ed alle attività agricole, come cinghiali, caprioli e daini. Come è noto, le riserve naturali sono gestite da due Assessorati Regionali, Agricoltura ed Ambiente, e questa condivisione – conclude il direttore di Upa Siena – pare essere ulteriore motivo di ritardo nella gestione, se non d’impedimento».