La Regione riattivi il tavolo di confronto sulle politiche abitative fra sindacati e Giunta, modificando la legge 41/2015. Questo è il messaggio di Cgil-Cisl-Uil e dei sindacati degli inquilini che di fronte a numeri preoccupanti in Toscana, che conta 29mila domande per alloggi Erp e 1.900 case popolari non assegnate. Per questo, chiedono un cambio di rotta in 5 mosse sui criteri di accesso e un recupero dei 180 milioni di euro dirottati verso il tpl. Anzitutto, i sindacati contestano un eccesso di delega ai Lode, i consorzi dei Comuni che organizzano le politiche abitative, cosa che attualmente porta a una disomogeneità dei criteri seguiti per concedere un alloggio.
Lotta ai furbetti Inoltre, per inquilini e confederali vanno ricalibrate la certificazione dei possedimenti immobiliari e la valutazione Isee, che viene considerata troppo sbilanciata nei confronti delle famiglie numerose. Altro punto critico è la scarsa valorizzazione della precarietà abitativa come parametro per accedere ad un appartamento sociale e, al tempo stesso, viene considerata vulnerabile la legge regionale nella sua capacità di contrastare le rendite e, soprattutto, i furbetti. A livello toscano la programmazione pubblica prevede la costruzione di 1.238 alloggi in un arco temporale di 8 anni, mentre arriveranno circa 23 milioni di euro da Roma per risanare e rendere agibili le 1.900 case popolari attualmente non assegnabili. Il contesto sociale, resta pesante, perché gli sfratti sono aumentati in un anno del 15,5%. «Non è affatto superata l’emergenza abitativa- ha dichiarato in conferenza stampa il segretario del dipartimento Politiche ambientali e territoriali di Cgil Toscana, Maurizio Brotini-. Non mancano solo delle risorse adeguate, ma dei soldi certi. Chiediamo che il Governo nazionale e regionale provvedano».