Legni carbonizzati e sporadiche tracce di resti umani. E’ il responso degli scavi in corso sotto il pavimento dell’ex Convento di Sant’Orsola alla ricerca delle spoglie di Monnalisa, ispiratrice del celebre dipinto di Leonardo.
Testimonianze dell’incendio – La caduta di un fulmine nella chiesa di Sant’Orsola finora era testimoniato solo da una lapida scolpita all’interno del convento. Le tracce di quel disastro che nel 1600 provocò danni e vittime riemergono adesso durante gli scavi avviati all’interno dell’ex convento, nell’ambito della ricerca sui resti mortali di Lisa Gherardini Del Giocondo. “Abbiamo trovato evidenti tracce di bruciato nel piano di calpestio all’inizio delle scale che scendono verso il luogo di sepoltura che si trovava vicino all’altare”, dice Valeria D’Aquino della Soprintendenza archeologica della Toscana, incaricata dalla Provincia di Firenze di seguire i lavori di scavo.
Resti umani – Proprio la caduta del fulmine sulla cripta probabilmente contribuì alla decisione presa dalle monache di spostare i resti mortali verso un altro luogo di sepoltura più sicuro. “Questo è uno dei motivi – spiega Silvano Vinceti, Presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali che coordina la ricerca, patrocinata dalla Provincia di Firenze – per cui anche le due tombe che abbiamo aperto oggi sono vuote. È invece ipotizzabile che i resti si trovino all’interno della seconda cripta, molto più grande, che abbiamo individuato al centro della chiesa e che apriremo nei prossimi giorni”. Nei tre loculi vuoti che sono stati ispezionati finora sono emersi solo sporadiche tracce di resti umani. Venerdì scorso fu rinvenuto nella prima tomba aperta un pezzo di alluce. Oggi, aprendo le altre due tombe, sono stati fatti altri ritrovamenti. “L’osso trovato oggi – spiega il paleo-antropologo Francesco Mallegni dell’università di Pisa – corrisponde alla testa di un omero, probabilmente di una persona adolescente, fra i 10 e i 13 anni”. Ancora oggi, durante gli scavi, è stato ritrovata anche la falange di un piede. “Probabilmente – spiega Giovanni Roncaglia, della Soprintendenza archeologica della Toscana – questi frammenti furono lasciati inavvertitamente durante le operazioni di spostamento dei resti umani. Del resto anche all’epoca si doveva lavorare in un ambiente angusto. I loculi erano scarsamente illuminati e difficilmente accessibili da un foro aperto al centro della parete”. “Da ora in poi – afferma Silvano Vinceti – sarà importantissimo scoprire la data di costruzione della seconda cripta. Se questo luogo di sepoltura fosse stato costruito nella prima decade del ‘500, allora potrebbe aver ospitato anche i resti mortali della Gherardini, morta nel 1542”.
Firenze