La contrada della Lupa con il cavallo Porto Alabe montato da Giuseppe Zedde, detto Gingillo, ha vinto il Palio della Madonna Assunta che si è corso stasera in piazza del Campo. La Lupa partita di rincorsa era una delle contrade favorite.
Il drappellone ‘profano’ di Charles Szymkowicz che il vescovo Antonio Buoncristiani si è rifiutato di benedire, va così alla contrada della Lupa. Gingillo, entrato di rincorsa, dopo lo spunto iniziale di Civetta e Giraffa, è volato in testa al primo San Martino e con il favorito Porto Alabe non ha avuto avversari, nonostante il tentativo della Giraffa con il cavallo esordiente Queen River, montato da Francesco Caria detto Tremendo, che ha provato fino alla fine a trovare uno spunto. Dietro, alla prima curva di San Martino, vola a terra il Valdimontone mentre alla seconda curva del Casato rimangono coinvolti in una drammatica caduta i cavalli di Nicchio e Bruco.
Gingillo è volato così verso la vittoria conquistando il suo terzo palio, dopo le vittorie nel 2008 con il Bruco e nella Tartuca nel 2009. Una mossa veloce, durata poco meno di venti minuti. La Lupa raggiunge quota 37 vittorie, le ultime due erano state il Cappotto del 2016. Per Porto Alabe seconda vittoria su dodici Palii corsi.
Una carriera che ha visto alcune rovinose cadute, quella dei fantini di Valdimontone Antonio Siri detto Amsicora al primo San Martino e quella di Bruco e Nicchio alla seconda curva del Casato con i fantini Sebastiano Mulas detto Grandine e con Luigi Buschelli, detto Trecciolino. Per questi ultimi sono state necessarie le cure dei sanitari che li hanno trasportati all’ospedale per accertamenti. Ma i riflettori del dopo palio, dopo lo scontro tra arcivescovo e comune, erano tutti puntati sul Duomo, dove la contrada vittoriosa si è recata subito dopo aver preso il drappellone per cantare il Te deum di ringraziamento alla Madonna. “E’ un’opera d’arte moderna ma non rispetta i caratteri della cultura mariana e per questo benedico la città, ma non il drappellone” aveva detto l’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani, durante la cerimonia dell’offerta dei ceri e dei censi in Duomo rifiutandosi, per la prima volta nella storia, di benedire il drappellone realizzato dal pittore belga Charles Szymkowicz. Una decisione che ha scatenato la reazione del comune di Siena con il sindaco Luigi De Mossi che ha subito ribattuto. “Neppure posso pensare che la differente sensibilità religiosa del Maestro che ha dipinto il Palio possa avere influenzato in qualche modo il giudizio di alcuno”, aggiungendo “ll vero giudizio sul drappellone non lo danno i critici d’arte né le autorità civili e religiose, ma il popolo”. Il cencio del 2018 passerà alla storia, oltre che per la cavalcata trionfale di Gingillo e della Lupa, come quello non benedetto insieme al Palio ‘ateo’ dello straordinario del 4 giugno del 1961 corso il 5 giugno causa pioggia. In quell’occasione il consiglio comunale si spaccò sulla dedica al centenario dell’Unità italiana e in comune si dimenticarono di scegliere la chiesa dove portare il drappellone di Ezio Pollai a benedire. E così il cencio tricolore non fu mai benedetto. E dopo la carriera i contradaioli del Nicchio, non sapendo dove andare a cantare il Te deum di ringraziamento tornarono nel loro rione e solo il giorno dopo si recarono nella cripta di Sant‘Antonio Abate in San Domenico per omaggiare la Madonna.