Il Gup del tribunale di Lagonegro (Potenza) ha rinviato a giudizio Alessandro Profumo per usura bancaria insieme a Raffaele Picella, ex presidente della Banca della Campania. La vicenda ha preso le mosse da una denuncia presentata nel 2014 da un imprenditore di Sala Consilina, nel salernitano, attivo nel settore delle concessionarie auto. All’epoca Profumo, nei giorni scorsi indicato come prossimo amministratore delegato di Leonardo, era presidente di Mps. L’imprenditore denunciò che gli erano stati applicati tassi d’usura in entrambe le banche presso le quali aveva aperti dei conti.
Tassi «superiori a quelli di soglia» Tassi che, come si desume dal decreto di rinvio a giudizio firmato dal Gup Rosamaria De Lellis, sarebbero stati «superiori al tasso di soglia» stabilito per legge, arrivando fino a un massimo del 190% per Mps e del 511% per Banca della Campania. Sia per Profumo che per Picella le accuse sono aggravate per «aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività bancaria e in danno di esercente l’attività imprenditoriale». Il decreto – che porta la data del primo marzo, ma la notizia si è appresa oggi – fissa per il prossimo 28 settembre l’udienza dinanzi al Tribunale di Lagonegro.
Difesa Profumo: «Estraneo ai fatti» I legali di Profumo, Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli, ritengono da parte loro completamente estraneo ai fatti il proprio assistito, sostenendo da una parte che non sono state superate le soglie di usura e dall’altra che i contratti risalgono al 2001 e al 2006, cioè molto tempo prima che Profumo entrasse in Mps. La sua iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta perché, al momento in cui è stata aperta l’indagine, Profumo era il legale rappresentante della banca.