VOLTERRA – Anche a Volterra (Pisa), dal primo giugno, sarà possibile effettuare la fibrinolisi sistemica, il trattamento destinato a pazienti con ictus ischemico.
Ad annunciarlo è la direzione aziendale che conferma quanto programmato nei mesi scorsi. Si è tenuto ieri 26 maggio, l’ultimo incontro tra i diversi professionisti coinvolti nel percorso ictus e coordinati dallo ‘stroke team’. “Ringrazio tutti i sanitari che in questi mesi hanno lavorato per definire il percorso ictus anche a Volterra – la direttrice Asl Nord Ovest Maria Letizia Casani annuncia con soddisfazione un ulteriore obiettivo raggiunto – l’avvio del nuovo trattamento renderà ancor più sicuro l’ospedale volterrano e, allo stesso tempo, garantirà una precoce presa in carico, condizione necessaria perché la fibrinolisi sia efficace.
Anche il sindaco di Volterra Giacomo Santi esprime soddisfazione per la continua crescita dei servizi sanitari in Alta Val di Cecina che rispecchia le esigenze evidenziate negli ultimi due anni. “Sono soddisfatto del risultato ottenuto, grazie all’impegno di tutte le diverse figure professionali. Ora possiamo tranquillamente affermare che in tutti gli ospedali della ASL Toscana nord ovest accreditati per tale procedura – sottolinea Renato Galli, direttore dell’area patologie cerebro cardio vascolari – la presa in carico dei pazienti con ictus, coordinata dallo ‘stroke team’, è omogenea ed efficace. Lo ‘stroke team è un gruppo multidisciplinare di professionisti coinvolti nel percorso ospedaliero del paziente con ictus, specificatamente formato per praticare la trombolisi endovenosa”.
“E’ importante considerare – continua Galli – che l’ictus cerebrale rappresenta la principale causa di disabilità permanente nell’adulto, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nella popolazione, con conseguenti alti costi sanitari e sociali. A partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso l’avvento della trombolisi endovenosa ha permesso di modificare in modo sostanziale la storia naturale dell’ictus ischemico ed attualmente, in casi selezionati, è la terapia raccomandata purché venga somministrata entro quattro ore e mezzo dall’esordio dei sintomi e talora fino a nove ore, dopo ulteriore selezione con neuroimmagini avanzate. La sua efficacia è tempo-dipendente perché diminuisce progressivamente con il passare del tempo, per cui ridurre il più possibile il ritardo evitabile fra l’esordio dei sintomi e l’inizio della trombolisi rappresenta la principale sfida organizzativa”.