Sagome di bare, in cartoncino, con i nomi degli operai morti sul lavoro in ferrovia. E’ la protesta dell’Assemblea 29 giugno e dei ‘ferrovieri per la sicurezza’ organizzata davanti al polo fieristico di Lucca, dove è ripreso, dopo due mesi, il processo per la strage di Viareggio. Le bare in cartoncino sono state appese sulla ringhiera all’ ingresso dell’aula e sopra le foto delle 32 vittime della strage di Viareggio. In aula stanno sfilando i testimoni. Il primo ad essere ascoltato è stato uno dei macchinisti alla guida del treno che il 29 giugno 2009 deragliò entrando alla stazione di Viareggio.

La testimonianza: «Avvisai i soccorsi “esplode tutto”» Dopo il deragliamento fermò il treno, scese e iniziò a correre, per mettersi in salvo. Chiamò il dirigente centrale operativo e, vedendo la coltre di gas che avanzava, gli gridò: «Qua esplode tutto, la stazione non c’e’ più». Lo ha ricordato Andrea D’Alessandro, il macchinista che la notte della strage di Viareggio era alla guida del convoglio, testimoniando in aula a Lucca. «All’entrata di Viareggio – ha raccontato – abbiamo sentito un grande frastuono, uno sferragliamento, e come se il treno stesse frenando. Ci siamo subito resi conto che stavamo deragliando. Abbiamo fatto il possibile per fermare il treno, abbiamo aspettato che si fermasse. Poi abbiamo preso i documenti e abbiamo cercato di metterci in salvo. Ho avvisato il dirigente centrale operativo, in modo da cercare di bloccare la circolazione». D’Alessandro e il suo collega si salvarono scavalcando un muro e rifugiandosi nella sede della croce verde. Fu da lì che sentirono l’esplosione. In stazione il convoglio entrò a 90 km/h, ha ricordato D’Alessandro, il limite era di 100. «Il carico era di 14 cisterne di gpl – ha aggiunto – Abbiamo subito staccato la linea elettrica, abbiamo aspettato che si fermasse il treno e abbiamo cercato di metterci in salvo»’. Anche quella telefonata di D’Alessandro al dirigente centrale operativo è stata ascoltata in aula: l’audio è stato trasmesso durante un documentario mostrato dalla procura per introdurre i testimoni. Il filmato ha ripercorso le fasi della tragedia. Si sente la voce del capostazione che lancia l’allarme – «Attenzione, allontanarsi immediatamente causa pericolo esplosione» – e le telefonate al 118: «C’e’ stato il deragliamento di un treno, ci sono molti morti, molti feriti». E poi: «C’e’ uno mezzo morto, tutto bruciato». Poi scorrono le immagini dei vigili del fuoco che salvano un ferito dalle macerie, «L’hanno preso, l’hanno preso» e le foto dei morti coperti da lenzuola bianche, delle case distrutte, delle carcasse di auto.

Macchinista: «Nessuna spia segna deragliamento» Sulle locomotive «non ci sono spie che segnalano deragliamenti». A dirlo Roberto Fochesato, uno dei macchinisti del treno deragliato. Quella sera «non mi sono accorto dello svio – ha ricordato – ero al telefono con un collega. Mi ha chiamato il dirigente del movimento, mi ha detto ‘siete deragliati, frena frena frena’». Fochesato ha ricordato che, in caso di deragliamento, ci sono norme di comportamento, come quella che prevede che il treno venga portato fuori nel caso si trovi in galleria. L’altro macchinista, D’Alessandro, ha spiegato che le locomotive non hanno specchietti retrovisore o telecamere per vedere che cosa accade dietro.

Polfer: «Fu subito chiaro rottura asse» «Non rilevammo alcuna anomalia sulla sede ferroviaria. La notte stessa scrissi che la causa dello svio era stata la rottura di un asse del treno». E’ la testimonianza di Nicola Giusti, della polizia ferroviaria. «La temperatura delle boccole non c’entra nulla»  ha aggiunto rispondendo a un avvocato e ricordando come, in ogni caso, i rilevatori delle boccole (elementi del treno) non avevano segnalato anomalie nella temperatura. Un comandante dei vigili del fuoco, Giuseppe Romano, ha invece spiegato che, nell’immediatezza, ipotizzarono che lo squarcio nella cisterna, da cui uscì il gpl, fu causato «da un elemento appuntito: un paletto o un elemento degli scambi». Romano ha poi ricordato il rischio che anche le altre cisterne esplodessero: «Sono state esposte a temperature alte, ma non per diverse ore», ha aggiunto spiegando come i soccorritori scongiurarono il pericolo

Presente in aula l’ad di Trenitalia Soprano Nel corso della giornata sarà ascoltato anche il tecnico della stazione di Viareggio che quella notte era al lavoro, Giovanni Cosentino, e diversi fra vigili del fuoco e agenti della polizia ferroviaria. Non testimonierà, invece, Marco Piagentini, che nella strage perse la moglie e due figli, rimanendo gravemente ustionato: oggi non potrà partecipare perché deve sottoporsi a una visita medica. Presente in aula l’ad di Trenitalia Vincenzo Soprano, uno dei 36 imputati fra persone fisiche e aziende.