Dall’11 al 22 febbraio in scena al Teatro Metastasio di Prato c’è “La serra”, di Harold Pinter (ore 21, festivi 16, lun. riposo), diretto da Marco Plini, interpretato da Mauro Malinverno, Valentina Banci, Luca Mammoli, Fabio Mascagni, Giusto Cucchiarini, Francesco Borchi, Elisa Cecilia Langone.
Autorità e obbedienza Pinter scrisse “La serra” nel 1958, ma lo tenne in un cassetto fino al 1980, anno in cui decise finalmente di metterlo in scena personalmente dopo le opportune revisioni. Da questa lunga gestazione esce un testo che occupa un posto particolare ne repertorio pinteriano, un testo in cui l’autore pare quasi aver deciso di applicare alla lettera il dettame di Beckett: «Non c’è nulla di più divertente dell’infelicità», come afferma Nell in “Finale di partita”; così lo spettacolo pur affrontando una vicenda profondamente drammatica, ha nella comicità del linguaggio uno degli elementi costitutivi “La serra” rivela l’altra faccia della medaglia del rapporto fra chi comanda e chi ubbidisce, presentando l’ambiente di chi ha l’autorità per decidere e il disordine e la casuale anarchia che vi impera. Stupidi burocrati, inetti e spaventati, si nascondono dietro il loro titolo impegnati soltanto in una guerra di successione per il potere, terrorizzati appunto dall’idea di perdere la loro piccola o grande rendita di posizione. Il testo si dipana tra la commedia surreale e il giallo, e il linguaggio di Pinter viviseziona i personaggi fino a chiarire inesorabilmente che il re è nudo, che dietro queste oscure e cervellotiche manovre per il potere si celano solo piccoli uomini spaventati. Pinter applica una figura tradizionale del repertorio ebraico-yiddish, l’inetto di professione, lo Schlemiel, a una figura di potere all’interno di una strana struttura semi-ospedaliera, ma usa questa figura al contrario della tradizione: non è più il sopraffatto, l’oppresso, ma è un potente, un dominatore che però viene schiacciato dal sistema che lui stesso ha creato e imposto.
Il regista Alla regia Marco Plini debutta come regista nel 2002 con lo spettacolo “Risveglio di primavera” di Wedekind, cui seguono “Purificati” di Sarah Kane per la Biennale di Venezia 2004, “Il lutto si addice ad Elettra” di O’Neill realizzato con il III anno della scuola Paolo Grassi e rappresentato al Festival del teatro Romano di Trieste; segue “Turisti e Soldatini” di Soynka per il “Progetto Mandela” nell’ambito di Intercity, e “Benvenuti in California” di Francesca Angeli, prodotto dal Centro Teatrale Bresciano in collaborazione col Festival ES-TERNI. Nel 2011 ha diretto “Freddo” di Lars Norén prodotto da ERT e nel 2013 sempre per ERT “Ifigenia in Aulide”, esito del percorso di qualificazione nell’ambito del Cantiere delle Arti. Dal 2005 alterna l’attività di regista con quella di insegnante per la Scuola Civica Paolo Grassi e per i Corsi di Alta Formazione Teatrale di Emilia Romagna Teatro.