Una luce nel mare è un qualcosa che dà calore, sollievo e indicazione. Un qualcosa in grado di guidare la rotta e lo spirito verso quel porto da sempre metafora di un approdo di quiete e speranza. Accendere la luce di quel faro è un mestiere d’orgoglio e sapere che quella luce non dovrà mai spegnersi è il sintomo e il segnale di un sentimento d’altruismo, di servizio, di dedizione alla garanzia che ci sia sempre qualcuno a cui offrire un porto di quiete e speranza. Accertarsi che quella luce si accenda non è un mestiere ma si assimila alla stregua di una missione. Se il faro si accende e si spegne, il guardiano di un faro non smetterà mai di essere un guardiano del faro. Neanche dopo la pensione. E’ la storia di Luigi Baffigi, 61 anni, ultimo farista del Giglio che ha lasciato il suo posto di lavoro ma non la sua missione il 31 dicembre. Al suo posto (di lavoro) ora sono gli occhi elettronici della Marina militare, dal comando zona fari di La Spezia, a vigilare sui quattro fanali che illuminano l'isola dal tramonto all'alba.
 
Quando subentra la tecnologia Erano accesi anche la notte del naufragio della Costa Concordia, il 13 gennaio di un anno fa. La sua avventura come guardiano del faro è cominciata nel 1975 al Capel rosso, uno dei quattro fanali in funzione al Giglio, oltre al Fenaio e ai due all'ingresso del porto. Proprio al Capel rosso Luigi ci ha abitato con moglie e figlia fino all'87. E per altri 20 anni ha gestito anche le altre tre torrette dalla luce intermittente. «Mi spiace – dice Luigi – è ovvio che non è la stessa cosa. Ad esempio se c'erano fulmini, io andavo a controllare di persona al faro. Oppure io l'apparato ottico lo tenevo bene, con cura». Ma ormai, largo alla tecnologia. Che in questo caso e' gestita dal comando spezzino che 'controlla' Liguria e Toscana, mentre in caso di necessità ed emergenze intervengono fisicamente i colleghi di Porto Ercole.
 
I suoi fari Luigi però un occhio lo butterà lo stesso ai suoi fari. «Mi affaccio sempre a vedere se sono accesi, un po' di responsabilità me la sento ancora..». 

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