SIENA – ‘Don Giovanni’, nella matrice artistica Molière, Da Ponte, Mozart, arriva ai Teatri di Siena, Sipario Rosso, venerdì 7 marzo, sul palco dei Rinnovati.
La regia e l’adattamento di Arturo Cirillo presentano ancora un Don Giovanni immorale, che non riconosce i giusti valori: la fedeltà è per lui un ‘falso onore’. Le donne, nell’ottica deformata e volutamente paradossale del libertino, sono presentate come vittime da salvare, ingiustamente defraudate della possibilità di essere sedotte.
«Mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse il testo di Molière e il libretto di Da Ponte – spiega il regista -; il discorso musicale mi coinvolge- Ho deciso, quindi, e quo deciso di raccontare questo mito, Don Giovanni, usando forme e codici diversi: di Molière, ho conservato la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo; di Da Ponte, mi hanno coinvolto la poesia e la leggerezza. Poi la musica di Mozart: racconta sia la grazia che la tragedia ineluttabile».
L’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali. «Questa danza disperata, ma vitalissima, sull’orlo del precipizio; questa sfida al destino, o come direbbe Amleto, ‘al presentimento’, mi sono apparse in tutta la loro bellezza e forza», aggiunge Cirillo.
In scena, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini.
Don Giovanni nella sua intensità drammatica, rappresenta il lavoro teatrale più moderno di Mozart, forse il più frequentato e amato dal grande pubblico. Certo anche grazie al suo luciferino protagonista: nobile dissoluto e amante delle donne, dalla passionalità prorompente e vitalistica, non teme nemmeno di misurarsi con uno spirito vendicativo dall’oltretomba. Coerente all’estremo, accetta di sprofondare all’inferno pur di non abiurare alla propria filosofia tanto edonistica quanto scettica.
Questo dramma giocoso in due atti, KV 527, Il dissoluto punito, fu rappresentato per la prima volta nell’autunno 1787 al Teatro nazionale di Praga, dove fu ‘accolto con il più vivo entusiasmo’, come scrisse Mozart all’amico von Jacquin. Da allora, ha avuto una vita scenica praticamente ininterrotta, considerato durante tutto l’Ottocento l’opera per antonomasia e rappresentando una tappa/prova obbligata nel repertorio dei più grandi interpreti e direttori del Novecento.
Quale la forza cui obbedisce il protagonista? L’impulso naturale, il piacere, costantemente rinnovato su un oggetto diverso, il gioco della seduzione e la vittoria finale sulla vittima e sui valori in cui credeva. «‘Don Giovanni’ è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre – conclude Cirillo -; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne».