SIENA – «Festen è un abisso. Ci chiama in causa, ci sposta dall’indifferenza, in cui rischiamo di scivolare, in un tempo costellato da paure e incertezze, come il nostro. Viviamo un periodo di divertissement e entertainment mentre intorno a noi tutto si sgretola. È facile voltare lo sguardo per continuare a dire che ‘dopo questo piccolo, potremmo definirlo, ‘intermezzo’, potremmo proseguire la festa».
Il regista Marco Lorenzi, anche adattamento con Lorenzo De Iacovo, racconta il suo spettacolo al Teatro dei Rinnovati venerdì 10 marzo. In scena, la versione teatrale del film danese diretto nel 1998 dal Premio Oscar 2021 Thomas Vinterberg. È stata la prima opera aderente al manifesto Dogma 95. Con questo film, sceneggiatura di Mogens Rukov & Bo Hr. Hansen, Vinterberg ha vinto il Gran Premio della Giuria al 51º Festival di Cannes, all’epoca presieduta da Martin Scorsese. Adattamento per il teatro di David Eldridge, prima produzione Marla Rubin productions ltd, a Londra per gentile concessione di Nordiska Aps, Copenhagen..
La storia è quella di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, ‘i Klingenfeld’, che si riunisce per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian: una volta pronunciato cambierà per sempre gli equilibri della famiglia. Nel cast, con Danilo Nigrelli e Irene Ivaldi, Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca; assistente alla regia Noemi Grasso.
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la nostra relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo favolistico dei Fratelli Grimm. Chi potrebbe mai tentare di rovesciare il mondo dei nostri padri? «’Festen’ – continua il regista Lorenzi – sembra raccontare una festa per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità considera il nostro rapporto con la verità, con il potere e l’ordine costituito. Sono sempre più sicuro che il nostro Festen sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia, mentre uno di loro combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti impegnati in una tragedia. Per questo, Festen è radicalmente politico».
La scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà. Consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la ‘manipolazione’ che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e proietta. Inizio spettacolo alle 21; si replica sabato 11 e, alle 17, domenica 12 marzo.