“Il documento del Mipaaf è senz’altro una buona base, ma è necessario un Progetto Italia per il rilancio del Made in Italy sostenuto da una adeguata dotazione finanziaria. E poi puntare su innovazione tecnologica e ricambio generazionale”. Lo ha detto il presidente del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali, Andrea Sisti, durante il Forum sulla futura PAC (Politica agricola comune) organizzata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a Roma. “A questo documento – ha spiegato Sisti – deve seguire un “Progetto Italia”, è necessario declinare il Made in Italy nelle politiche di qualità dell’Unione Europea, bisogna valorizzare il Made in Italy per fare progredire la nostra Nazione dal punto di vista agricolo, e per far pesare questo sistema nel sistema complessivo del Pil nazionale e nel Pil europeo”.
La Politica Agricola Comune – La questione PAC, secondo il presidente del Conaf, sarà centrale nei prossimi anni, dal 2014 al 2020, per il futuro dell’Italia ma anche per il futuro dell’Europa come organismo che tutela e preserva non solo il territorio ma anche la sicurezza alimentare e la acquisizione di alimenti di qualità per i cittadini europei. “Come Consiglio nazionale – ha sottolineato il presidente Sisti – abbiamo fatto delle riflessioni su queste tematiche, le abbiamo portate all’ultimo Congresso nazionale; dopo 19 anni di PAC con aiuti diretti, credo che in questi mesi e in questo ultimo anno si stia riflettendo sulla incidenza del peso economico della politica finanziaria dell’Unione Europea sulla PAC, ma anche sulle strategie da adottare. Indubbiamente – ha precisato – in quasi venti anni di applicazione della politica comunitaria, tante cose sono cambiate. Sono progredite le nostre campagne, si è innescato un meccanismo positivo di modernizzazione delle nostre imprese agricole; ma forse in Italia, non si è capito bene il meccanismo, ovvero quello di fare un progetto Italia, fare un progetto di sistema. Abbiamo lasciato la struttura fondiaria così com’era, abbiamo lasciato che le cose andassero verso l’autodeterminazione delle singole aziende, non programmando ma applicando direttamente i regolamenti comunitari, sia in termini di aiuti diretti sia in termini di politiche di sviluppo rurale”.
Per il futuro – “Credo sia necessario – ha proseguito – uno sforzo comune che porti da una parte all’innovazione, a far emergere le nostre diversità, ma anche a comunicare questo progetto del Made in Italy in termini sostanziali, attraverso le risorse necessarie per i prossimi sette anni in modo tale da dare una svolta strutturale al nostro Paese, che deve essere forte sul sistema agroalimentare e sul sistema della politica attiva per le imprese agricole”. Quindi Sisti ha sottolineato i temi dell’innovazione e del ricambio generazionale. “E’ il momento – ha detto – di legare il sistema di consulenza aziendale all’innovazione tecnologica, all’innovazione dell’impresa di metodo e di sistema. Accelerare poi sul ricambio generazionale, non fine a se stesso ma creando le condizioni per l’introduzione di forze nuove nelle imprese agricole e agroalimentari nazionali. Ci deve essere però la volontà di tutti gli attori, perché per realizzare un’azienda agricola c’è bisogno di terra e di notevoli investimenti di capitali, minimo di 2 milioni di euro. Come fa un giovane, se solo, ad avviare un’impresa? E’ praticamente impossibile, quindi è evidente che per tradurre questo bisogna fare uno sforzo sul legge 228, che aveva cominciato il concetto dell’affitto dell’azienda, e dell’impresa slegata alla proprietà. Su questo dobbiamo oggi andare per portare forze nuove nell’impresa agricola”.
Roma