Il maestro Riccardo Muti in consiglio comunale, 01 dicembre 2014 a Firenze. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI

«Rivolgo un appello ufficiale, a livello politico: il presidente della Repubblica, il ministro della cultura chiamino Macron; e Macron chiami il direttore del camposanto dove riposano le spoglie del grande compositore Luigi Cherubini, perché possano tornare a riposare dove debbono, nella basilica Santa Croce a Firenze, dove la sua tomba è spoglia e vuota». Così il maestro Riccardo Muti dal Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, dove il direttore d’orchestra nelle scorse ore è stato celebrato per i suoi 50 anni di carriera dal debutto al Maggio musicale fiorentino.

Muti: «I francesi diano a Cesare ciò che è di Cesare» «Possiamo dare in cambio qualche ossicino francese -ha aggiunto ironico Muti – e, dopo tutto questo tempo che lotto, se riusciremo ad avere Cherubini indietro, prometto che quando ci sarà la traslazione delle ossa dirigerò in Santa Croce il fantastico e difficilissimo ‘requiem in re minore’ di Cherubini, che lui compose per il suo stesso funerale senza violini per evitare ogni sonorità ‘positiva’. Se ciò non avverrà, invece,- ha continuato scherzando Muti -ce lo andiamo a rubare; perché è vero che anche in Francia Cherubini ha fatto tante cose, ma è nostro. E dunque i francesi diano a Cesare ciò che è di Cesare». Muti ha ricordato che il compositore fiorentino Cherubini «fu un grande, severo architetto della musica. E ne ha scritto un capitolo fondamentale». L’appello è stato prontamente raccolto dal presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani. «Costituiamo un Comitato specifico per raggiungere l’obiettivo – ha scritto sul proprio profilo Facebook Giani  – Raccogliamo l’appello del grande Maestro Muti! Al Presidente del Consiglio Conte, al Presidente della Repubblica Mattarella, l’appello di Firenze e della Toscana per riportare nella sua citta’ d’origine le spoglie del grande compositore Luigi Cherubini, colui che anche verso Napoleone Bonaparte seppe con fierezza rapportarsi da pari a pari, esprimendo chiaramente le sue idee»”