L’era algerina a Piombino è ormai destinata al tramonto. In un incontro tenuto a Roma lunedì sera, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha dato il benservito a Issad Rebrab, convinto che «nessun progresso è stato fattivamente compiuto» riguardo al piano industriale e agli accordi di giugno compresi nell’addendum.
Incontro teso «Il ministro Calenda ha invitato l’amministrazione straordinaria a dare avvio alle procedure legali per la risoluzione del contratto con Aferpi-Cevital», si legge in una nota diffusa dal Mise, pronto ad arrivare a un contenzioso nel tribunale di Livorno contro il patron Cevital. Un confronto molto teso durante il quale il ministro ha preso atto che «nessun progresso è stato fattivamente compiuto su tutti i fronti individuati dall’addendum» sottoscritto con gli algerini il 30 giugno scorso. Ciò nonostante che il 31 ottobre, all’ultimo tuffo rispetto alla scadenza fissata, Cevital abbia fatto sapere di aver raggiunto un memorandum of understanding di partneriato con la cinese Sinosteel e l’emiratina Magnum Steel, indicando l’obiettivo di riattivare in sette mesi l’altoforno e l’acciaieria e realizzare, in 24 mesi, un forno elettrico. Nell’incontro, Rebrab non è riuscito a convincere Calenda della solidità del partner cinese paventato di fronte all’assemblea dei soci Aferpi, riunita la settimana scorsa. Anche lunedì, insomma, è mancata «la presentazione di un valido piano industriale nel termine previsto dall’addendum», continua la nota del Mise. Ecco allora che con ogni probabilità il prossimo round sarà disputato nel tribunale di Livorno, dove andrà in scena un contenzioso legale per la risoluzione del contratto Aferpi sulla base della lettera di inadempienza di Nardi e di una richiesta espressa al giudice
I sindacati Una prospettiva che i sindacati sperano di evitare, benché siano stati i primi a chiedere che Rebrab fosse messo da parte. Lo hanno chiesto anche ieri prima dell’incontro al ministero, facendo recapitare attraverso una delegazione una dura lettera al ministro Calenda, fischiato anche Rebrab e l’ad Cevital Said Benikene all’uscita dall’incontro al ministero. «La nuova ennesima versione di un piano industriale senza soldi e la nuova richiesta la fiducia ad un territorio che lui ha devastato – si legge nella lettera – fanno sì che questa Rsu le chieda dimettere fine a questa grottesca vicenda dettata da un imprenditore dello zucchero che da grande voleva fare il siderurgico e che si è rivelato uno speculatore finanziario». Parole dirette, per «chiudere definitivamente l’era Cevital», hanno scritto i sindacati. E Calenda li ha accontentati.