SIENA – L’Accademia Chigiana celebra la Festa della Donna venerdì 8 marzo con un concerto della Micat in Vertice tutto al femminile.

Protagoniste il talento chigiano Giulia Rimonda violino della classe di Salvatore Accardo accompagnata al pianoforte da Valentina Kaufman. Un evento anche specchio del suo giorno tanto importanti le due protagoniste, testimoni delle genialità artistica femminile, quanto adatto il repertorio ad omaggiare il genio di questa metà dell’universo: dopo da ‘Baal Shem II. Nigun’ di Ernest Bloch e la ‘Sonata n. 2 in re maggiore op. 94 bis’ di Sergej Sergeevič Prokof’ev, la musica continua con ‘Elogio per un’ombra’ di Goffredo Petrassi e terminare con la ‘Sonata in si minore’ di Ottorino Respighi.

Due giovani donne già musiciste famose che con la loro grazia e determinazione, si stanno imponendo nel mondo della musica, conquistando riconoscimenti e ottenendo prestigiose collaborazioni internazionali.

Figlia d’arte, Giulia Rimonda inizia a quattro anni lo studio della musica e a cinque quello del violino sotto la guida paterna. Allieva all’Accademia Musicale Chigiana di Salvatore Accardo che l’ha accompagnata anche all’Accademia Stauffer di Cremona, ha studiato con Guido Rimonda, all’Accademia Perosi di Biella con Pavel Berman e all’Accademia Santa Cecilia di Roma con Sonig Tchakerian. Ha partecipato a master class, ha calcato importanti palcoscenici, direttore artistico della Camerata Ducale Junior CDJ, formazione di giovani talenti under 20, è stata scelta dalla Fondazione La Società dei Concerti di Milano come artista residente.

Valentina Kaufman è nata a New York dove ha iniziato lo studio del pianoforte e dove si è esibita alla Steinway Hall, Bechstein Hall, Fazioli Concert Hall e alla Weill Recital Hall della Carnegie Hall. Ha proseguito gli studi all’Accademia Pianistica Internazionale di Imola, al Conservatorio di Milano. Artista in residenza della Fondazione La Società dei Concerti, premiata in numerosi concorsi internazionali, si è esibita in diverse manifestazioni.
Alla Chigiana, la musica inizia con Ernest Bloch: la liricità profonda e il senso del canto originario del suo ‘Nigun, da Baal Shem II’ realizzano il mistero dell’anima ebraica
che non si rivela se non musicalmente. In ‘Nigun’ (Improvvisazione) il lamento dell’uomo improvvisamente si trasforma e fieramente e s’esalta nell’invocare il suo Dio e nell’esaltare le glorie della sua razza. Il pianoforte, con tendenza a suscitare echi e colori orchestrali, contribuisce a porre in primo piano la linea melodica del violino, varia di atteggiamenti, interrotta da frequenti fratture e cadenze, sempre fortemente accentuata ritmicamente.

Il concerto continua con Sergej Sergeevič Prokof’ev. La ‘Sonata n. 2 in re maggiore op. 94 bis’ racchiude una freschezza di inventiva unita ad un vivace senso dell’umorismo sin dal Moderato iniziale, contrassegnato da una cantabilità melodica. Lo Scherzo è fra le pagine più ammirate del compositore sovietico per la finezza e l’eleganza della scrittura, mentre l’Andante e il Finale, pur nella frastagliata varietà del ritmo, rivelano quel gusto per la forma e la quadratura musicale che si richiama al discorso spumeggiante e frizzante della giovanile Sinfonia classica.

In questo percorso, lineare e melodico, si inserisce Goffredo Petrassi che con il suo ‘Elogio per un’ombra’ conduce su una strada essenzialmente libera ed autonoma. Una sorta di astrattismo sonoro atonale, dove la stessa dodecafonia, a cui l’autore non aderirà mai nel senso programmatico, viene considerata come uno dei tanti possibili mezzi espressivi utili ad esplicare l’universo sonoro.

La ‘Sonata in si minore per violino e pianoforte’ di Ottorino Respighi cala il sipario su questo concerto. Il nucleo musicale dell’opera, radicato nella tradizione romantica, è un soggetto oscillante, che prende forma dalla nebbia iniziale di terzine del pianoforte; costituisce la base di tutto il primo movimento, ricompare dopo il culmine dell’Andante espressivo con sorprendente veemenza, e finalmente diventa, opportunamente modificato, il tema della passacaglia con venti variazioni. Ciò impone alla sonata una forma ciclica. Se per la parte pianistica è richiesto un virtuosismo prodigioso, l’esecuzione gratificante del violino rispecchia la conoscenza personale dello strumento da parte del compositore: la tecnica violinistica di Respighi era altamente professionale: aveva studiato lo strumento e debuttato con uno spettacolare esordio all’età di 20 anni eseguendo Le Streghe di Paganini.