Sono giornate di parole in libertà. Le migliori le ha pronunciate quel tale che dicono essere un pezzo grosso dell’Unione Europea: «Da adesso in poi – ha detto- faremo gli interessi della gente perbene. Non solo degli affaristi». Un genio. A me ha ricordato il povero Giovanni Goria che, dovendo presentare i ministri del suo Governo (tanti anni fa) dichiarò: “stavolta li abbiamo scelti con il criterio della capacità e dell’onestà”. Giancarlo Pajetta, che aveva la battuta pronta, gli replicò: «E’ un’idea geniale…. Chissà come mai non vi è venuta in mente prima…».
Riempire i giornali sportivi, in questi giorni, deve essere comunque difficile. C’è l’aria della grande attesa, ma soprattutto non c’è niente da dire. Tra dieci giorni sarà battaglia, ma adesso? «E’ il silenzio e il respiro profondo prima del grande balzo…» dice Gandalf a Pipino ne “Il Signore degli Anelli”. Sarà, ma queste vigilie un po’ soporifere mi sembra portino male. Ho l’impressione che la Nazionale italiana dia il meglio di se stessa nel clangore delle polemiche, e vi trovi l’elemento naturale per caricarsi e per raccogliere energie positive da sprigionare poi in campo. Fateci caso: quando siamo partiti con la cosiddetta forza dei nervi distesi, abbiamo sempre fatto acqua. Evidentemente, è una “forma mentis” che non appartiene al nostro calcio. Mentre ogni bella figura è stata preceduta invariabilmente da strepitosi polveroni.
Nell’estate dell’82 successe di tutto: ricordo un’amichevole ai limiti dell’obbrobrio con una squadretta di serie B portoghese che scandalizzò mezza Italia e convinse un paio di senatori ad interpellanze parlamentari per far ritirare la Nazionale dal Mundial (che poi vinse, oh yes). Ogni giorno c’erano alti lamenti per non aver convocato Beccalossi e Pruzzo, e un giornale arrivò persino ad inventarsi un amorazzo proibito tra Cabrini e Paolo Rossi (!). Anziché squagliarsi, quello squadrone ne trasse linfa vitale e adrenalina: che fu poi bellamente utilizzata per schiacciare Argentina, Brasile, Polonia e Germania nel giro di quindici, entusiasmanti giorni. La storia si ripetè nel 2006, con Lippi e i suoi ragazzi che prepararono le valigie nel bel mezzo del terremoto “Calciopoli”. Anche lì non mancarono le polemiche e gli inviti a tornarsene a casa prima ancora di cominciare…. Che la Nazionale fosse composta, negli elementi decisivi, da calciatori della Juventus fresca di condanna alla serie B, o del Milan penalizzato, parve uno schiaffo alla morale. Anziché lavare i panni sporchi in casa, li esibimmo come consuetudine in faccia al mondo. Con il risultato di riuscire odiosi a tutti (Blatter in testa, che si rifiutò addirittura di premiarci sul campo). Ma anche in Germania 2006, fu fatto tesoro del fiele ingoiato per trasformarlo nel breve volgere di un mese in oro zecchino. I tifosi bianconeri, poi, ebbero buon gioco a far notare come quell’associazione a delinquere della loro squadra avesse comunque messo in campo, nella finalissima tra Italia e Francia, ben dodici giocatori (su ventidue totali). Questo per dire che, evidentemente, la tranquillità non ci giova. Trovate, vi prego, una polemica. Una qualsiasi. O rischiamo grosso.