È dedicata alla “primavera digitale” la XXV edizione del Salone del libro di Torino. Un quarto di secolo di vita per la più importante kermesse italiana editoriale in cui il libro stesso ha subito profonde trasformazioni, e che adesso vive, appunto, la rivoluzione del digitale. Per capire quale futuro avrà il libro il Salone prova a dare qualche risposta. O almeno ci provano le centinaia di editori presenti al Lingotto (con una significativa presenza di editori toscani nell’ambito dello stand di toscanalibri.it), ormai tutti con un catalogo anche di titoli, in formati pdf o epub, da leggersi con tablet di ultima generazione.
Salone di festa e non di pianto “Non importa che il libro sia tradizionale o e-book. Importante è che sia slowbook”, così ha sdrammatizzato Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone, questa mattina alla cerimonia di inaugurazione. “La cultura deve essere al centro di ogni progetto organico di sviluppo della società (sia in tema di famiglia, istituzioni, formazione, ma anche di economia o tempo libero). Potremo uscire da questa crisi, che è economica e finanziaria, solo se sapremo ripartire dalla cultura. E se questo Salone è un momento di festa e non di pianto è merito in primo luogo dei tanti editori presenti che ancora credono nel valore della cultura”.
Nei libri le risposte per uscire dalla crisi Alla cerimonia di inaugurazione è intervenuta anche il ministro del lavoro Elsa Fornero che, citando il poeta toscano Giuseppe Giusti (“il fare un libro è men che niente se il fare un libro non rifà la gente”), ha insistito sull’importanza della cultura, anche di quella libraria, per permettere il miglioramento della nostra società. “Oggi stiamo vivendo una crisi profonda e c’è bisogno di nuovi punti di riferimento. La nostra società – ha detto – sta cercando nuovi valori e con grande probabilità questi sono già presenti nei libri e nei lavori di scrittori che prima di tutti sanno interpretare il mondo ed i cambiamenti in atto. Sta a noi scovarli e utilizzarli per dare risposte ai complessi problemi che ci affliggono”. “L’augurio – ha concluso – è che le diverse forme di libro aiutino ad avvicinare le genti e migliorare la società”.
Torino città plurale di cultura “La cultura non è lusso in tempi di vacche grasse da tagliare in tempi di crisi – ha detto il sindaco di Torino Piero Fassino – ma un bene prezioso, un investimento che consente di trovare rapidamente la strada per uscire dalla crisi che sta investendo la società. E la stessa città di Torino è il simbolo di questa trasformazione. Da città industriale costruita sul modello fordista, a città plurale, dove la produzione oggi convive con altre realtà importanti coma la finanza, il sapere e, appunto, la cultura. Oggi questa città ha la più ampia offerta culturale verso i propri cittadini e questo si deve anche alla scelta di fare qui venticinque anni fa il Salone del libro, diventato una realtà internazionale di grande richiamo”.
In attesa della primavera Da Torino, dunque, sono partiti messaggi di grande sobrietà (come in voga in questi tempi di crisi) ma anche di speranza. Una via d’uscita alla crisi, insomma, può esserci. La “primavera”, tradizionale o digitale che sia, prima o poi arriverà. Da qui si riparte.