Benvenuti nell’era francescana. Da ieri la Storia segnerà nel calendario l’avvento al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, d’ora in poi Papa Francesco. Primo gesuita, primo sudamericano, primo Francesco. Insomma, primo. Quindi portatore di un nuovo che non conosciamo ma che non può che far bene ai cuori dei fedeli e alle menti dei non fedeli. Forse ieri la Storia ha preso un’altra curva e nessuno sa cosa nasconde la strada da percorrere. E quel “venire dalla fine del mondo”, come ha detto dal balcone, fa sperare che proprio da quella fine del mondo possa esserci un inizio di mondo nuovo per tutti.
Il saio di Francesco nel Cencio di luglio Purtroppo, a Siena l’aria francescana non si respira ancora. Eppure a luglio proprio la città del Palio aveva celebrato gli ottocento anni della visita del poverello d’Assisi per sedare le fazioni senesi in lotta tra loro (leggi). E quel saio dipinto nel Cencio da Claudio Carli fece emozionare i senesi e fu letto come segno di redenzione e vita nuova, appunto, per i senesi e per la città tutta.
Gli extra omnes senesi Ma questa vita nuova ancora non si intravede. A prevalere ancora sono le vecchie logiche sebbene siano fuori dai giochi le figure che hanno dominato per vent’anni la vita politica. Dallo scorso anno ad oggi sono spariti dalla banca Mps Antonio Vigni (gennaio 2012) e Giuseppe Mussari (aprile 2012, per naturale scadenza di mandato); in Comune non c’è più Franco Ceccuzzi (oggi fuori anche per la corsa alla successione di se stesso), nel principale partito della provincia, il Pd, non c’è più la segretaria provinciale, Elisa Meloni, dimessasi e rapidamente sostituita (giugno 2012). Da ieri non c’è più neppure l’assessore senese in Regione Toscana, Luca Ceccobao, dimissionato con un atto d’imperio e d’arroganza mai visti. E nonostante queste clamorose uscite di scena, che ricordano l’extra omnes del Conclave, il clima politico non tende a migliorare, anzi sembra attorcigliarsi su se stesso in una brutta spirale di odio e rancori che non preannuncia nulla di buono.
La Curia dell’apparato democratico La curia politica del Pd non molla la presa e persevera nel mantenere ferree logiche da centralismo democratico dell’antico Pci o di una Chiesa d'altri tempi. L’apparato di partito che prevale sul partito stesso (cioè sui suoi iscritti e quindi principali danti causa) come se niente fosse. Come se alle ultime elezioni il Pd non avesse perduto 6.000 voti; come se il partito non fosse isolato come mai accaduto prima: isolato rispetto alle altre forze del centro sinistra (Sel, socialisti, Siena futura per adesso si tengono alla larga), isolato rispetto allo stesso partito regionale.
La politica personalistica del Duumvirato Cos’è ad esempio il licenziamento di Ceccobao da parte di Rossi se non la rottura definitiva di un accordo che non era politico ma personale? Venuto meno Ceccuzzi, il presidente della Regione non ha perso tempo a scaricare l’assessore di Chiusi in favore delle più affidabili Arezzo (Ceccarelli) e Empoli (Bugli), senza curarsi delle firme dei sindaci, dei segretari comunali e dello stesso segretario provinciale Guicciardini (leggi). Cosa raccontano le intercettazioni pubblicate oggi da Corrsera sugli accordi nel 2009 di Giuseppe Mussari con alcuni uomini del Pdl (coinvolti Angelo Pollina e Deborah Bergamini) per i posti in banca e Fondazione (peraltro nemmeno andati a buon fine) se non che si procedeva in modo personalistico e non con logiche politiche condivise nelle sedi deputate? Del resto lo avevano confermato anche i Carabinieri quando avevano reso noto che i rapporti dei duoviri Mussari e Ceccuzzi erano pressoché quotidiani e affrontavano tutti gli argomenti possibili in una logica da Duumvirato romano?
L’arroganza e le bugie svelate Nonostante tutto, anziché dimettersi in blocco e aprirsi al nuovo, a energie fresche e creare un Direttorio, come nella Francia rivoluzionaria post epoca del Terrore (la storia proprio non insegna nulla), cosa fa la curia democratica senese? Mantiene intatta l’arroganza d'un tempo, convoca i circoli della città e gli iscritti dell’Unione e poi trae sintesi tutte a suo favore. Salvo essere facilmente smascherata da chi a quelle riunioni ha partecipato, come la professoressa Gabriella Piccinni.
Il Conclave combattuto In questo clima, il Conclave che si sta svolgendo nelle segrete stanze di via Rosi per scegliere il successore di Ceccuzzi comincia a farsi rovente, e in molti parlano di scontri sempre più duri tra il segretario dell’unione comunale, Giulio Carli, ceccuzziano di ferro, che vorrebbe imporre un uomo di fiducia senza elezioni primarie (Alessandro Mugnaioli, Fulvio Bruni, Anna Ferretti) e il segretario provinciale Niccolò Guicciardini che aspettava un nome da Roma che non è mai arrivato. E forse mai arriverà. Tra i due il terzo incomodo di Bruno Valentini che in settimana si è candidato nuovamente (leggi), dopo aver aspettato che maturassero gli eventi e vi fosse una sintesi accettabile. E poi c’è la pattuglia degli ex Margherita, che si ritrovano nell’associazione Confronti di Alessandro Pinciani che ha deciso di fare una battaglia ereticale da fuori e non è ancora rientrata nei circoli.
Piccoli smottamenti e affrancamenti Intanto, timidi segnali di distinguo cominciano ad intravedersi. Susanna Cenni fresca di seconda elezione al Parlamento si è presa il coraggio (dopo aver taciuto per lunghi mesi sulle questioni di partito) di attaccare il suo ex collega nella giunta Martini. Non sappiamo se il presidente Rossi le ha risposto ma il risultato non ha sortito per adesso effetti visibili. Così come sono sempre più evidenti i tentativi di affrancamento dal “franchismo” (come alcuni scherzosamente definivano i seguaci di Franco Ceccuzzi) e cominciano a notarsi su facebook soprattutto con elogi a Bruno Valentini prima impensabili.
Per adesso comunque si procede così. Ancora le fumate sono nere. Intanto fuori, nel mondo reale, è già iniziata l’era francescana.
Ah, s’io fosse fuoco