Il giorno di Santa Lucia, quando gli uomini possono godere della luce del sole per minor tempo, a Firenze si è trasformato nel giorno del buio pesto. Un uomo abituato a frequentare luoghi immaginari pseudo – esoterici, pieni di dottrine razziste e xenofobe, ha deciso di uscire alla luce del giorno, in quello meno luminoso, e mettere in pratica le sue folli teorie. Ha sparato e ucciso. Poi, si è ucciso. Ma non ha sparato a caso. Ha individuato le sue vittime e poi mirato colpendole a morte. Erano tutti ragazzi di colore. Bravi ragazzi, costretti a fare una vita che sicuramente non volevano e che non meritavano, ma che facevano senza dar fastidio a nessuno per raccogliere qualche euro in fondo alla giornata.
Si è detto, e si dirà, che è stato il gesto di un folle. È vero. Ma perché Gianluca Casseri, nel mezzo del “cammin di sua vita”, ha deciso il Dies irae? Cosa lo ha spinto ad darsi licenza di uccidere?
Qualche giorno prima, a Torino, una giovane ragazza scellerata per evitare su di sé accuse da cui non sapeva come giustificarsi ha addossato la colpa ad alcuni rom, facendo divampare nel branco una furia violenta inaspettata. Com’è possibile che quella ragazza non si rendesse conto delle conseguenze alle sue parole?
La risposta purtroppo non c’è. Ma pare che anche nel nostro Bel Paese cominci a farsi strada la cultura del diverso, dell’altro da noi per razza, lingua, religione. Soggetti che sembrano non avere nome, volti, storie, speranze; quasi ombre nelle nostre città. Si, ci sono, li vediamo ma sono invisibili. Dunque, possono ben essere ora capri espiatori per liberarci dalle nostre colpe o per addossargli colpe certo non loro.
Non è razzismo. È molto peggio. È il frutto di una società che non riesce a dare più alcuna speranza nel futuro, agli uomini di mezza età e neppure ai giovani. Una società che ci fa vivere come in una palude stagnante. E che non ci fa sognare di volare lontano.
Dobbiamo uscire da quella palude Stigia, in cui alcune forze politiche stanno cercando di sguazzare. Dobbiamo risvegliarci da questo incubo che riporta a climi politici e sociali che credevamo sepolti dalla Storia. Lo dobbiamo per noi e per le generazioni che verranno. Da domani, intanto, le giornate cominciano, seppur lentamente, ad allungare. E il sole ad illuminarci un po’ di più. Spes ultima dea.
Ah, s’io fosse fuoco…