Una persona per bene, da sempre vicino al Pd, senese nell’anima prima che nel codice fiscale, mi dice: «Bisogna tornare a dare una visione ottimistica della città, perchè guarda che per ripartire davvero ce n’è bisogno». Lo capisco. Lui è in buonissima fede. Ma anche quella di ieri è stata una giornata durissima, a Siena, per l’ottimismo della volontà. Ha prevalso ancora il pessimismo della ragione, su due scenari contemporanei: il Consiglio Comunale e l’assemblea del Monte dei Paschi.
pedalissimoScenario 1 In Consiglio Comunale il gruppo del Pd ha chiesto di ritirare un procedimento di variante urbanistica relativa alla realizzazione di una pista ciclabile da Isola d’Arbia a Ponte a Tressa di 900 metri, di cui il sindaco Bruno Valentini chiedeva, invece, la procedura di urgenza. Prima di entrare nel merito dell’atto, viene naturale la riflessione che a Siena tutto ruoti intorno alle biciclette. Ormai pare che le cose rilevanti, vadano di corsa con performance ginniche e soprattutto sulle due ruote. Altrimenti non contano. In Giunta si scrutano le adesioni al “Sipedala”, di giorno in giorno e su Fb c’è sempre chi posta la propria felicità per qualche tessera in più. Così, una iniziativa bellina come il bike sharing, per la quale si sono giustamente utilizzati dei fondi disponibili provenienti dall’Europa tramite la Regione, che ha certamente arricchito la possibilità di fruizione della città in modo soft, ha finito per assumere una dimensione quasi ideologica. O si sta col bike sharing esultando per l’adesione in più, senza domandarsi nulla sull’efficienza e l’efficacia del servizio – magari per migliorarlo – o si è retrogradi, prevenuti e per niente smart. Insomma, o si ha fede nel bike sharing e nella simbologia che si porta a dietro – la ripartenza anche fisica, plastica, anzi ginnica, della città – o si è nemici del progresso e della ripartenza senese. Il bike sharing, finisce così per diventare comunicativamente esondante tra gli amministratori comunali e, forse, non è proprio il tema decisivo per la città post-sfascio.
Ma al di là di questa dissertazione di “filosofia biciclistica”, restiamo alla pista ciclabile accantonata. In Consiglio Comunale arriva in approvazione una Determina dirigenziale che, in buona sostanza, affida la progettazione esecutiva per circa 11mila auro allo stesso progettista che aveva redatto una sorta di iniziale bozza di progetto. Tale progettazione era stata donata dalla Consulta 3 al Comune ed era stata la base per ottenere 250mila dalla Regione su un costo complessivo di 400mila. Il progettista in questione è membro eletto nella Consulta 3, nelle file del Pd. La Consulta è un organo normativamente anomalo, ma l’elezione del progettista nelle file di un partito rappresentato nella Consulta, rende comunque la circostanza quantomeno meritevole di approfondimento. Il consigliere Andrea Corsi fa notare, sostanzialmente, quanto sopra. Il Segretario generale dice che tecnicamente l’atto va bene, ma che predisporrà ulteriori approfondimenti. A questo punto il Sindaco Valentini, avrebbe lui potuto decretare il rinvio. E, invece, dice che si può votare. La questione politica più rilevante è che, a quel punto, è lo stesso gruppo del Pd a chiedere il rinvio, non accettando l’indicazione del Sindaco. Il gruppo Pd ha di fatto chiesto di soprassedere, ispirandosi all’articolo 57 (proposte pregiudiziali) del regolamento del Consiglio Comunale, che così recita: “Sono eccezioni pregiudiziali le proposte tendenti ad escludere o rinviare la discussione di un determinato argomento. Tali eccezioni possono essere proposte in qualsiasi momento della discussione, in presenza di elementi nuovi insorti durante la discussione stessa “.
Non si capisce dunque il senso del commento che il sindaco Valentini ha postato su Fb: «Purtroppo un atto atteso dalla comunità di Isola d’Arbia è stato rinviato per l’esigenza di approfondire aspetti legali del conferimento della progettazione esterna. Il collegamento ciclo-pedonale fra Isola d’Arbia e Ponte a Tressa è un’opera importante, che avrebbe dato sicurezza a circa 1 km di tracciato da fare a piedi od in bici, per unire i due paesi. La Consulta territoriale aveva donato il progetto iniziale, a dimostrazione dell’interesse della popolazione per l’opera che invece le minoranze in Consiglio Comunale hanno svilito e ridicolizzato. Non molleremo l’idea, chiedendo alla Regione di confermare il cofinanziamento (250 su 400mila)».
Cosa c’entrano le minoranze? Gli aspetti tecnico-legali contano – devono contare – negli atti amministrativi. Sempre: a Siena, a Firenze, a Monteriggioni. E allora, fatta salva la buona fede di tutti – dal Sindaco, al dirigente comunale, al progettista – in presenza di un impedimento tecnico, di un ragionevole dubbio su un possibile conflitto di interessi emerso durante la seduta perchè un consigliere di minoranza fa il suo dovere, appare inutile appigliarsi alla “importanza dell’opera” e alle minoranze che ne “sviliscono” la rilevanza sociale.
Ultima cosa, la spesa per la pista ciclabile di 900 metri: 400mila euro, di cui 250mila euro provenienti dalla Regione e 150mila di risorse proprie del Comune di Siena. Si nota ancora la disponibilità di enti come la Regione, sempre più povera per i tagli del Governo Renzi, a elargire invece, in nome delle esigenze delle bici, spargendo sul territorio risorse che vengono dall’Europa. Ci auguriamo che oltre che per le due ruote, prima o poi si intervenga su altri settori. Per esempio: le giovani famiglie che hanno bimbi piccoli, prima sono state espulse dal territorio del Comune di Siena per via degli affitti o dei costi di acquisto esosi del mercato immobiliare cittadino. E così hanno messo su casa a Sovicille, a Monteroni, a Monteriggioni. Ora, se mandano i bambini negli asili senesi, per necessità logistiche o familiari – magari perchè i nonni che vanno a prenderli all’uscita, stanno a Siena – devono pagare una tassa aggiuntiva di 120 euro al mese per la mensa, perchè non residenti a Siena. Ecco, mettere i contributi della Regione su queste cose, sarebbe meno smart rispetto alle bici, ma avrebbe più significato, anche simbolico, per attenuare gli effetti dell’ipocrisia di una città, che prima manda via i suoi giovani a metter su casa dove costa meno, e poi mette il balzello in più negli asili per i figli delle famiglie divenute – loro malgrado – extramoenia.
Rifletterci non sarebbe male. Anche perché la città potrebbe essere più vivibile e gli esodi extramoenia meno rilevanti. I residenti nel centro storico in quattro anni sono passati da 11.100 a 10.500. Molti saranno andati in periferia, altri nei comuni contermini. Per esempio sul fronte dei parcheggi per i residenti nel centro storico, qualcosa in più, rispetto alla possibilità di posteggiare nelle Aru, potrebbe essere pensata. Ernesto Campanini ha proposto che i residenti – che pagano un balzello non da poco per la sosta nella Ztl – possano posteggiare anche nei parcheggi gestiti dalla Siena Parcheggi. Ovviamente senza pagare ulteriormente. Ci pare una proposta di buon senso, visto che i posti vuoti nei parcheggi, soprattutto in orario notturno, abbondano.
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Massimo Tononi (Mps)

Scenario 2 Massimo Tononi è stato eletto presidente del Monte dei Paschi con il 98% dei consensi, durante un’assemblea, in cui, fisicamente, erano presenti 36 soci. Rilevanti soprattutto le dichiarazioni di Marcello Clarich e di Fabrizio Viola. Il presidente della Fondazione Mps dice che “il primo fascicolo che Tononi aprirà sarà quello dell’aggregazione”. Quanto all’amministratore delegato, ecco il lancio di agenzia de Il Sole 24 Ore: “Mps non ha un piano B alternativo all’aggregazione chiesta dalla Bce. Il piano industriale stand alone che abbiamo ci dice cosa dobbiamo fare se a breve non si concretizza un’aggregazione”. E ancora, “la Bce è stata chiara nell’indicarci la strada mesi fa e non ci sono motivi per contrastare questa scelta”. La ricerca di un partner “che al momento non c’e'” non frena Mps. “La banca non è ferma. Anzi. Io dico ai miei camminiamo anche piu’ veloci in modo da presentarci ancora in forma migliore al tavolo (per l’aggregazione, ndr)”. A dilatare i tempi per l’individuazione del partner secondo Viola hanno contribuito “la crisi greca, la Cina e anche la valutazione Srep” della Bce.” Il tema, dunque, continua ad essere: procedere all’aggregazione di Mps con altra banca, come vuole l’Europa. Farlo quanto prima e soprattutto, in banca non è stata predisposta alcuna alterntiva all’aggregazione. Il Monte non ha alcun piano B oltre alla fusione. Ecco, quando il 12 ottobre a Milano inizierà il processo per il disastro del Monte, forse anche di questo bisognerà avere memoria.