Fausto Ligas nuovo presidente del CapsiDura la lettera aperta «da Agricoltore a Agricoltore» che l’ex presidente di Coldiretti Siena Fausto Ligas ha inviato al presidente nazionale Roberto Moncalvo. La missiva è stata inviata a seguito dell’espulsione dalla Coldiretti dello stesso Ligas. Parole amare e domande dirette che invocano una risposta. E che invitano a riflettere sul ruolo, le impostazioni, organigrammi e compensi all’interno di una delle più note associazioni di categoria del mondo agricolo. Qui di seguito la lettera integrale.

Caro Presidente Nei giorni scorsi si è chiuso per me, purtroppo, un capitolo di vita lungo oltre quarant’anni, tanto è durato il mio impegno in Coldiretti. Ti scrivo con comprensibile emozione ma, volendo tirare le somme di quel che è stato, cercherò di restare ai fatti. Ho cominciato in Coldiretti in “calzoncini corti”, a nemmeno 16 anni, con l’orgoglio “contadino” che mi aveva trasmesso mio padre, arrivato in Toscana dalla Sardegna con tante speranze e pochi quattrini. Per la mia famiglia, la Coldiretti era un punto di riferimento, non si muoveva niente in casa se prima non si era parlato col segretario di zona: l’attaccamento e il legame con l’organizzazione erano forti come la Fede, quella con la lettera maiuscola, quella che si nutre dei grandi valori della vita. Finiti gli studi, quando è venuto per me il momento di scegliere tra una sicura occupazione, magari in banca, o l’azienda agricola, non ho avuto dubbi e sono diventato agricoltore e allevatore di pecore, un orgoglioso pastore. Guardandomi indietro, credo di aver fatto una buona scelta e, anche se il lavoro è duro e malpagato, oggi come mai, se potessi, rifarei tutto. Compresa l’adesione a Coldiretti, non solo di tessera, ma soprattutto di stile, di stile di vita: la mia giornata, che comincia presto, alle 4 del mattino al podere, per anni è continuata in federazione dove, finito l’impegno in azienda, nei campi e nell’allevamento, ho sempre dato la mia disponibilità, fidandomi del nostro sindacato, convinto di servire una buona causa. Così è stato, dai primi passi nel movimento giovanile, all’impegno nel consiglio provinciale e regionale, fino all’incarico come presidente di Siena: con grande orgoglio, sacrificando tanto tempo e senza guadagnarci niente, con tutto l’entusiasmo di cui sono stato capace. Fino al commissariamento della nostra federazione provinciale, che tu hai permesso, tu e tutta la giunta nazionale, nonostante avessi fatto solo quello che il CdA di Siena mi aveva chiesto, nonostante avessi obbedito, come sempre, solo agli agricoltori, come dimostra l’estremo e unanime voto favorevole riscosso, all’una di notte, da tutto il mio consiglio: 20 voti su 20. Anche i probiviri mi hanno sostenuto. Ora l’ultimo, amarissimo atto: l’espulsione mia e del mio vice Luigi Fanciulli, dopo un “processo sommario” (ma non era in altri tempi che si usava così?).

Ne è valsa la pena Mi sono guardato dentro spesso in questi mesi, mi sono sottoposto soprattutto al giudizio di me stesso e, credimi, non mi sono fatto sconti: mi sono chiesto se fosse valsa la pena di obbedire agli agricoltori, di ragionare con la nostra testa, di non sottostare ai diktat che arrivavano da Roma. Anche dopo quanto è accaduto (commissariamento e espulsione) devo dirti di sì: ne valeva la pena. È stato giusto dare 40 anni della mia vita per Coldiretti così come lo è stato organizzare, io con altri 300 imprenditori agricoli, una manifestazione di protesta davanti a quella “nostra” sede che ho sentito per anni come la mia casa e a cui ho portato lo stesso sacro rispetto.

Il cambiamento La protesta non era contro la Coldiretti ma CONTRO DI VOI, perché, con voi, Coldiretti è cambiata, non rappresenta più noi, che di agricoltura viviamo, i calli delle nostre mani e il sudore delle nostre fronti. Coldiretti, la vostra, oggi ci usa: usa noi, i nostri calli e il nostro sudore per fare interessi “diversi”, gli interessi di un mondo che certamente non è quello agricolo.

Le domande Vi fa gioco dichiarare 1,5 milioni di soci agricoltori e sbandierare la rappresentanza solo per goderne i frutti nella spartizione dei contributi ai patronati sindacali? Quanti sono i milioni di euro che entrano nelle vostre casse, barattati con l’Imu sui nostri terreni, che, senza le nostre “teste”, non avreste? Avete ridotto Coldiretti a un centro di servizi per l’impresa che gli agricoltori pagano come e più di quanto pagherebbero un qualsiasi professionista. Ma Coldiretti era forse nata per questo? A questo sono servite tutte le lotte degli agricoltori? Qualche anno fa, Marini (ma dov’è finito?) aveva lanciato un progetto: l’etichettatura, per riportare l’agricoltura e i suoi interessi al centro, per riconquistare la fiducia dei consumatori così da riguadagnare la credibilità necessaria a promuovere i nostri prodotti, così da garantirci un’adeguata remunerazione. Chi e perché ha cacciato Marini, che fine ha fatto quel progetto ma, soprattutto, quali sono stati i risultati ottenuti oltre il diluvio di chiacchiere, le comparsate televisive, le spettacolari e costosissime manifestazioni, dal Brennero alla Sicilia, i bagni di folla a Cernobbio, al Palalottomatica, a Bruxelles? Noi, i risultati li dovevamo vedere nei nostri bilanci e non si vedono! Presidente, tu rappresenti o no noi Agricoltori? Se è così, se veramente sei uno di noi, confrontiamo i bilanci, il tuo e quello delle nostre aziende: poi tiriamo le somme. Come hai potuto, se sei un agricoltore, minacciare di querelare Agricolae quando dichiarò la retribuzione di Gesmundo? Come hai potuto definire quei dati “clamorosamente falsi” se poi, quando l’Espresso pubblicò l’estratto conto previdenziale del segretario nazionale (10 milioni di euro in 11 anni e ben 2 milioni negli ultimi 9 mesi del 2014), ti sei zittito? Che silenzio è il tuo? Il silenzio del mondo agricolo o è il tuo personale silenzio? Che interesse hai a tacere, a coprire Gesmundo, che da trent’anni manovra la Coldiretti?

Fatturato sindacato Un uomo che, come qualcuno dice, si merita tutti quei soldi perché ha raddoppiato il fatturato della Coldiretti. È scandaloso parlare di fatturato quando si parla di sindacato: l’unico interesse deve essere il bene dei soci che, se sono costretti a tirare la cinghia, non possono essere rappresentati da chi percepisce retribuzioni smodate e vergognose. Altrimenti, se Coldiretti è diventata un’azienda a scopo (almeno per qualcuno) di lucro, fuori i bilanci: trasparenti, certificati e pubblici! Perché Gesmundo è ancora comodamente seduto al suo posto mentre Bonanni della CISL, che nel 2014 ha preso quasi 10 volte meno di lui, ha fatto le valigie, travolto dallo scandalo? Perché tutti i funzionari dei maggiori sindacati sono “costretti” a mettere on line i loro compensi mentre niente si sa di quel che capita in Coldiretti? Quanto prendono gli alti funzionari di Palazzo Rospigliosi, i direttori regionali e provinciali messi a guardia delle nostre federazioni? Quanto prendono i membri di giunta nazionale? QUANTO PRENDI TU? Se la moglie di Matteo Renzi deve far la fila per un posto da supplente, dove fanno la fila le vostre, dal gioielliere forse? Quando parli di “biodiversità” a chi ti riferisci? Forse a noi e a nostri figli, antropologicamente diversi da voi e dai vostri “guadagni”? È questo il bilancio della tua presidenza?

 L’appello Basta! Stai sereno, Presidente. Buttandomi fuori non mi avete cambiato la vita perché il podere e le pecore io non li ho mai lasciati; con le pecore io ci campo, perché questo (e solo questo) è il mio lavoro, quello del pastore. Rimanete tranquilli nelle vostre stanze dorate, lontani dal nostro mondo che ormai non rappresentate più, insensibili ai veri problemi che ci affliggono. Continuate pure a illudervi che il “consenso popolare” sia quello delle manifestazioni organizzate portando in gita premio i soci (ricompensati con un panino), vestendo in “divisa” gialla i dipendenti, “raccontando” un’agricoltura lontana da noi e dai nostri interessi. Presidente, visto che ormai è imminente l’ultima grande trovata pubblicitaria: “No Farmers, No Party”, dal palco dell’Expo, il prossimo 15 di settembre, guarda dritto davanti a te e cerca gli occhi degli agricoltori, quelli veri: magari, ci troverai anche i nostri.

Ci devi delle risposte!

Fausto Ligas