E ora chi glielo dice alla gente di  Buonconvento che nel giro di nemmeno due anni si è vista perdere tutto sotto l’acqua dell’Ombrone che i soldi ci sono ma non sono stati spesi? Sembra impossibile ma è così a leggere la cronaca di oggi de La Nazione-Siena che ricorda come dalla Regione siano arrivati 2,3 milioni di euro per mettere in sicurezza l’Ombrone ma i lavori non sono mai partiti. Nemmeno quel primo appalto da 990mila euro che avrebbe dovuto assicurare la disconnessione della rete fognaria dal fiume. Sembra di rivivere lo stesso incubo di Genova che scatenò nel capoluogo ligure polemiche e rabbia. Senza nessuno però che si assuma la responsabilità di quel che sta accadendo. Nessuno che spieghi quel curioso interim del settore Lavori Pubblici della Provincia di Siena assegnato dall’allora presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini (oggi consigliere regionale) al segretario generale che senz’altro ha rallentato progetti e lavori pubblici, come del mancato rientro dalle ferie del responsabile del settore strade che in questi giorni avrebbe potuto coordinare l’emergenza. Meno male che i cantonieri provinciali hanno saputo affrontare l’emergenza con sacrificio e professionalità, come tutti hanno riconosciuto loro. Da questo come da altri episodi possiamo però domandarci se è questa la riforma della Provincia che si merita la terra di Siena (N.D.R).

 

I soldi per realizzare gli interventi importanti contro le alluvioni a Buonconvento ci sono. Anzi, ci sarebbero. Perché i 2,3 milioni che potevano essere già spesi, arrivati da fondi statali tramite la Regione dopo il disastro dell’ottobre 2013, sono sempre lì, in fondo a un cassetto. Balletti di competenze, conferenze dei servizi a rallentatore, liti giudiziarie, come al solito c’è da perdersi nel magma burocratico nel quale si fondono responsabilità e ritardi.

Di certo c’è che prima dell’estate sarebbero dovuti partire i lavori per la realizzazione della disconnessione della rete fognaria di Buonconvento dall’Ombrone, impedendo così una parte importante dei fenomeni di allagamento nei centri abitati. L’appalto da 990mila euro era stato aggiudicato il 14 maggio scorso dalla Provincia di Siena che il 27 maggio aveva dato l’annuncio ufficiale dell’inizio dell’intervento. “A giugno partiranno i lavori per la messa in sicurezza dell’abitato di Buonconvento”, era il titolo del relativo comunicato stampa. E invece ancora niente. I lavori non sono partiti e il paese è tornato ancora a fare i conti con l’acqua alta.

Cosa è successo, per far saltare i tempi (stretti) previsti da quell’annuncio? «C’è stato un contenzioso sulla gara che ha rallentato le procedure, il problema si è poi risolto e i lavori dovevano iniziare a settembre», precisa il presidente della Provincia Fabrizio Nepi, che poi comprensibilmente taglia corto perché deve tornare ai sopralluoghi nelle zone della nuova alluvione.

In effetti ci sarebbe da capire anche quali tempi sono previsti per l’utilizzo dell’altra parte delle risorse già disponibili e che ammontano a 1,4 milioni di euro. Cosa fare? Le opinioni si sono confrontate a lungo nelle assemblee pubbliche, nei consigli comunali, in ogni occasione di riflessione su quanto accaduto nel 2013, quando il crollo del ponte sullo Stile separò Bibbiano dal capoluogo per otto mesi, prima della realizzazione del bailey. Che si tratti di alzare gli argini, irregimentare le acque con apposite gallerie, progettare casse di espansione, la soluzione spetta ai tecnici e ai politici. Qualunque sia, però, dovrebbe arrivare in tempi rapidi, considerando anche che le risorse sarebbero già disponibili e immediatamente spendibili. Perché mentre tutti i soggetti coinvolti tardano a riunirsi e prendere decisioni, la gente torna sott’acqua.

[articolo pubblicato su La Nazione – Siena del 26 agosto 2015]