Dallo scorso 14 agosto è stato cambiato il flusso d’uscita delle acque a largo della laguna di Orbetello per riequilibrarne l’ossigenazione al suo interno dopo che il caldo anomalo verificatosi in particolare nel periodo centrale del mese di luglio ha portato ad una autentica strage ittica con 200 tonnellate di pesce morto e una flora marittima di fatto inesistente. È di pochi giorni fa la comunicazione fatta da Arpat che ha confermato quanto detto prima di Ferragosto dal sindaco di Orbetello, Monica Paffetti, che ha parlato di una situazione nella norma nella laguna di Orbetello: nessun divieto di balneazione. «La situazione della Laguna di Orbetello – hanno spiegato i ricercatori di Arpat Toscana – continua a presentare criticità con il permanere di aree anossiche a levante e una preoccupante insorgenza, anche a ponente. Continua il pompaggio da Fibbia a Nassa e l’uscita da Ansedonia. Ripristinato il flusso iniziale. Il monitoraggio per la balneazione prosegue sia a Fibbia che ad Ansedonia, e ad oggi è nella norma, nessun divieto di balneazione è in atto; il pesce è monitorato e sostenuto con ossigenazione tramite battello mobile ed è prevista a sostegno un’ulteriore struttura che sarà installata laddove necessario».
Turisti in fuga Nonostante ciò, il flusso turistico proprio a largo della costa grossetana parco naturale ed eccellenza toscana in fatto ambientale, ha registrato numeri negativi evidenti, con mancate prenotazioni ma soprattutto disdette. Tutto dovuto ad una melma marrone che divide le spiagge di Orbetello dal mare, conseguenza proprio del flusso di uscite delle acque che è stato da poco invertito e che ha creato una melma che separa l’acqua pulita del mare dallo sporco di derivazione delle conseguenze degli effetti naturistici anomali del mese scorso. Ma da cosa dipende questo tappeto marrone che spaventa i turisti e ha fatto crollare gli affari di chi ha uno stabilimento balneare o più semplicemente un’attività commerciale in zona Orbetello? All’interno della laguna viene pompata acqua fresca e ossigenata con la sporca che, superato il livello massimo, fuoriesce verso Ansedonia, macchiando tutta la costa della Feniglia. «Le acque lagunari danneggiano la costa della Feniglia da venti anni, a settembre – ha spiegato il sindaco di Orbetello Monica Paffetti – dovremo discutere su come risolvere questo problema».
Laguna chiusa e Governo latitante Il Consorzio Litorale di Levante, che riunisce i balneari della Feniglia, sta però inviando una diffida per chiedere l’immediata chiusura. La vicenda laguna di Orbetello si sta spostando anche come tema di discussione sul fronte nazionale. «La latitanza del Governo nel disastro che da settimane sta distruggendo la laguna di Orbetello non è più sostenibile. La situazione impone un intervento deciso e risolutorio, a tutela dell’ambiente e delle attività ittiche della zona, e non passerelle, come quella della Commissione agricoltura della Camera, seguite da promesse destinate a rimanere tali. È necessario dichiarare immediatamente lo stato di calamità e mettere in cantiere azioni concrete per la salvaguardia della laguna che vadano ben oltre l’emergenza». È quanto chiede la senatrice di Sel Alessia Petraglia al termine dell’incontro avuto nelle ultime ore con il sindaco Paffetti e con il presidente della cooperativa dei pescatori Pierluigi Piro, insieme ai quali ha anche visitato l’area di Ansedonia. Il sopralluogo ha messo in evidenza come l’emergenza sia stata tutt’altro che superata, con molte zone soggette ancora a fenomeni di ipertrofia e anossia. «L’emergenza – ha proseguito la senatrice Petraglia – richiede soluzioni di lungo periodo in grado di garantire la sopravvivenza della laguna e la sua fruibilità. Occorrono risorse per realizzare strumenti e opere infrastrutturali, come canali e impianti, indispensabili per prevenire le ricorrenti morie di pesci. È necessario un approccio opposto a quello degli anni del commissariamento, durante i quali sono state spese somme ingenti senza ottenere risultati e senza che nessuno abbia ancora mai reso conto per questo spreco di risorse. La Laguna ha bisogno di essere governata e gestita potendo contare su risorse certe che la valorizzino, dando il via ad un piano di bonifiche in cui tanto lo Stato, proprietario di questo bene demaniale, quanto i privati, a cominciare dai proprietari dell’area Sitoco, facciano la propria parte».