“Se questo è un uomo….” Sono queste le parole con cui inizia il post che infiamma la bacheca Facebook del Comune di Poppi. Da lì ieri era partito l’appello del sindaco di Poppi (Arezzo) Carlo Toni:«Se questo è un uomo… Visto il perdurare dell’emergenza migranti, su richiesta della Prefettura di Arezzo, il Comune di Poppi chiede ai propri cittadini la disponibilità di alloggi privati da destinare ai migranti stessi previa stipula di un accordo economico tra le parti. Per informazioni rivolgersi al Sindaco». Un’autentica bomba, che ha visto decine e decine di abitanti di Poppi scatenarsi in commenti feroci, a volte offensivi. Le accuse che vengono rivolte all’Amministrazione sono le più disparate, tra cui quella di «lucrare sulla situazione di emergenza e di non curarsi dei propri cittadini».
Signor sindaco, ci aiuta a capire gli estremi dell’accoglienza ai migranti nel suo Comune e l’appello che ieri ha rivolto alla cittadinanza?
«La situazione è questa: ci troviamo in una fase di emergenza. La Prefettura, che gestisce i numeri dell’accoglienza, chiede aiuto ai Comuni e noi rispondiamo al suo appello. Il Comune non è la causa di questa situazione, ma è un territorio che subisce l’emergenza. La Prefettura ci ha chiesto se abbiamo strutture comunali da destinare all’accoglienza e il Comune non ne ha. Allora, come già succede in Lombardia e in Veneto abbiamo rivolto un appello ai nostri cittadini. Non abbiamo obbligato nessuno. Abbiamo chiesto se, su base volontaria, qualche privato era disposto ad offrire una casa sfitta per fare accoglienza. Questo significa che, se un privato ha un appartamento e vuole metterlo a disposizione, in base alle dimensioni dello stabile, potrà ospitare tre, quattro o cinque persone nei due-tre mesi necessari alla compilazione della nuova documentazione del migrante. La pratica non è gratuita ma prevede una retribuzione, ed è totalmente regolamentata dalla Prefettura. Il Comune è escluso».
I cittadini sono preoccupati, temono che si ripeta la situazione che la scorsa estate aveva previsto l’arrivo di 100 migranti a Badia Prataglia. A Poppi di che numeri si parla?
«Precisiamo: a Badia Prataglia era previsto inizialmente l’arrivo di 100 migranti, ma poi noi sindaci del Casentino siamo riusciti, in accordo con la Prefettura, a ridurre il numero di accoglienza a 25. Queste persone non sono mai arrivate, ma questa esperienza ci ha insegnato tante cose che saranno messe in pratica a Poppi. Innanzitutto, il numero di accoglienza previsto per il nostro Comune è di 30 persone: i numeri piccoli sono di facile gestione e vengono vissuti con una serenità diversa dalla cittadinanza. Queste 30 persone non saranno accolte in un’unica struttura ma in diverse case messe a disposizione dai singoli, volontariamente, nel territorio cittadino e nelle frazioni. È la cosiddetta “Ospitalità Diffusa”. L’accoglienza sarà gestita da associazioni locali e non da giganti nazionali come si voleva per Badia Prataglia, dove era previsto l’intervento della, purtroppo, famosa associazione Domus Caritas. Il confronto tra Prefettura e Comune è già costante e continuerà ad esserlo per fronteggiare questa emergenza nel migliore dei modi».
A chi accusa il Comune di voler speculare sulla situazione e di ricavarne denaro, come risponde?
«Il mio Comune non ci guadagna nulla. Assolutamente nulla. Noi siamo solo un tramite tra la Prefettura e i privati che spontaneamente potranno mettere a disposizione la loro proprietà. A noi non ce ne viene nulla in tasca. Se è stabilito che dobbiamo accogliere 30 persone, dobbiamo farlo e i privati ci aiutano a rispettare il numero stabilito. I 37 euro al giorno stabiliti dal Parlamento Europeo per l’accoglienza del migrante vanno tutti al privato. Dopo che io ho messo in contatto privati e Prefettura ho finito. A questo punto si stabilisce un accordo a tre tra il proprietario, la Prefettura e l’Associazione che andrà ad occuparsi di cibo e accoglienza».
Alcuni cittadini si sono scagliati contro di lei accusandola di non occuparsi dell’emergenza abitativa e lavorativa del Comune di Poppi, dedicandosi, invece, alla questione migranti.
«Capiamoci. Io sono tenuto ad occuparmi dell’emergenza dei migranti, che è un’emergenza nazionale. Solo l’11 agosto scorso più di 1.500 migranti sono arrivati in Italia. Di questi, 100 persone sono state destinate alla Toscana, tra le quali ci sono anche le 30 di Poppi. Oltre al lato umano della questione, io sono interessato da quello logistico. Sono il Sindaco, è il mio compito. Forse in molti non hanno capito che se il migrante non viene a Poppi, non è che quei soldi destinati al migrante vanno a chi non ha lavoro o è in difficoltà. Non funziona così. Poi, il sistema delle case popolari e dell’assistenza del cittadino viaggia su un altro binario, rispetto a quello dell’accoglienza del migrante. È così, è la legge. Non è che se io mi occupo di un’emergenza vuol dire che tralascio le altre. Forse tutti quelli che non hanno perso occasione di offenderci volgarmente e denigrare il nostro lavoro potrebbero informarsi meglio prima di parlare».