penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Dalla mia finestra guardo uno degli ultimi appezzamenti di terreno agricolo inurbato che scende e risale tra due poggi. Un anziano contadino lo accudisce con impressionante tenacia. Non demorde nemmeno in questa estate torrida, è una sfida contro l’età, un tributo agli dèi Mani, una fatica che lui sceglie come per legittimarsi davanti alla vita. Le cicale fanno un chiasso disperante. Oltre il campo, in una villetta che un tempo si sarebbe detta borghese, è in corso un pranzo della domenica. Si festeggia il primo dei due figli per la sua brillante maturità conseguita al liceo. E’ stato bravo, ride, spippola sull’iphone e non pensa a cosa non farà da grande. E’ davvero un caldo superbo, esagerato. In queste giornate – diceva Esiodo – «è bello avere una roccia ombrosa e vino di Biblo». Vado a rileggermelo.

Quando il cardo fiorisce e la cicala canora

stando sull’albero l’acuto suo canto riversa

fitto da sotto le ali, nella pesante stagione d’estate,

allora più grasse sono le capre, il vino è migliore,

le donne più ardenti, ma sono fiacchi gli uomini

perché Sirio brucia la testa e i ginocchi

e secco è il corpo per via della vampa. Ma allora

è bello avere una roccia ombrosa e vino di Biblo

e una focaccia col latte e latte di capra che più non allatta,

e carne di giovenca nutrita nel bosco, che ancora non abbia figliato,

e di primi nati capretti; e bere il nero vino

sedendo all’ombra, saziato del tuo festino,

la faccia volta incontro al veloce soffio di Zefiro;

e d’una fonte che scorre perenne e pura

tre parti d’acqua versare, la quarta di vino.

Comanda agli schiavi che le sacre spighe di Demetra

trebbino non appena appare la forza d’Orione,

in luogo ben ventilato e su un’aia rotonda.

Misuralo bene e mettilo in orci. Poi quando

tutto il tuo nutrimento avrai bene riposto dentro la casa,

prendi uno schiavo privo di casa, e una serva, ma priva di figli,

a cercarti ti esorto: cattiva è la serva che ha figli;

procùrati un cane dai denti aguzzi, senza risparmio di cibo,

perché mai uno di quelli che dormon di giorno si prenda i tuoi beni.

Foraggio procurati e strame perché tu ne abbia

abbondante per i buoi ed i muli. E dopo

agli schiavi potrai far riposare le ginocchia e sciogliere i buoi.

 

[Esiodo, “L’estate” in Le opere e giorni]