Inizio d’agosto turbolento che vede contrapposti – a colpi di pignoramenti, dichiarazioni di fuoco e conferenze stampa – Arezzo Fiere e Congressi e il Comune di Arezzo. La vicenda è esplosa a seguito della sentenza attesa ed emessa dalla Corte di Cassazione che ha definitivamente stabilito che l’attività di Arezzo Fiere e Congressi non è da considerarsi promozionale bensì commerciale e per questo soggetta al pagamento dell’Imu. Ribaltando, così, quanto deciso nel primo e secondo grado di giudizio.
Il contenzioso è vecchio di dieci anni, da quando nel 2005 il Catasto chiese giudizialmente alla Fiera di Arezzo il pagamento dell’Ici (come allora si chiamava l’imposta). Ora, dopo la parola definitiva della Cassazione, il Comune non ha sospeso – come reso pubblico qualche giorno fa dal presidente di Arezzo Fiere e Congressi, Andrea Boldi – il pignoramento dello scorso 1 aprile con il quale veniva dato incarico ad Equitalia di incassare circa 135mila euro per un’annualità di quanto dovuto come imposta sugli immobili.
Il debito Ma a quanto ammonta il debito complessivo di Arezzo Fiere e Congressi nei confronti del Comune (che per le folli geometrie societarie pubbliche è anche socio all’11% di Arezzo Fiere e Congressi e quindi creditore ma anche debitore)? Bene, siamo a 1.700.000 euro circa, compresi quelli subito pagati con la cartella pignorata.
Il caso politico Il caso, va da sé, è diventato politico, per il momento giocato solo da Arezzo Fiere e Congressi e dal Comune di Arezzo: gli altri soci tacciono. A partire da Regione Toscana per arrivare a Provincia di Arezzo, Camera di Commercio, Banca Etruria, Mps e altri divisi tra privati e un paio di banche. E come potrebbero dire la loro enti come la Camera di Commercio che non si sa come verrà riposizionata dopo gli accorpamenti decisi dal Governo e appena approvati? O come la Provincia sempre sospesa tra la vita e la morte, Banca Etruria commissariata e Mps?
La conferenza stampa Perciò Boldi ha tentato la carta estrema, minacciando di portare a Firenze le due manifestazioni di maggior richiamo, Oro Arezzo e Agri&Tour o, in alternativa, di chiudere tutto. La risposta del Comune di Arezzo è arrivata dalla conferenza stampa di stamani tenuta dal sindaco, Alessandro Ghinelli, e dall’assessore al bilancio, Alberto Merelli, tesa a «rappresentare – ha detto Merelli – l’effettiva situazione della posizione di credito vantato nei confronti della società Arezzo Fiere e Congressi senza cadere in facili strumentalizzazioni politiche che mal si giustificano in un rapporto di partecipazione societaria, in cui il Comune di Arezzo possiede l’11%».
«Contenzioso pregresso» Merelli ha così descritto e chiarito la vicenda: «In primo luogo occorre evidenziare come vi sia un contenzioso pregresso che origina dal mancato pagamento dell’Ici, ora Imu, relativo all’area e fabbricato di via Spallanzani per le annualità dal 2005 a oggi per un debito complessivo di circa 1,7 milioni di euro. Poi c’è stata la sentenza del 30 maggio scorso della Corte di Cassazione che ha definitivamente stabilito come gli immobili adibiti a fiere come quello di Arezzo dovevano, e devono, pagare l’Ici, ora Imu, e pertanto il credito del Comune verso Arezzo Fiere è divenuto certo e definitivo. Di conseguenza, il pignoramento è sorto quando Equitalia ha notificato il primo aprile scorso la cartella esattoriale relativa all’imposta 2008 per circa 130 mila euro, procedendo il successivo 22 luglio a effettuare il detto pignoramento presso terzi. Pignoramento accelerato dalla segnalazione da parte anche della Camera di commercio di Arezzo che doveva procedere a pagare delle somme alla società Arezzo Fiere».
«Clamore che non capisco» «Arezzo Fiere – ha continuato l’assessore al bilancio – a sua volta, il 3 agosto scorso ha presentato istanza di sospensione tramite posta elettronica certificata e, nelle more della decisione dell’Ufficio tributi del Comune, dopo solo due giorni ha ‘confezionato’ la conferenza stampa. Da evidenziare che l’eventuale dispositivo di sospensione è di stretta competenza degli uffici comunali e non dell’organo politico: Sindaco o Giunta. Nel frattempo, Arezzo Fiere ha perfino pagato i 130mila euro. Quindi, anche tutto il rumore e l’addebito di responsabilità al Comune sollevati non riesco a capirlo. Questa è la ricostruzione dei fatti. Dopo di che, ci sono valutazioni più generali da fare: come assessore mai mi sono permesso, e mai mi permetterò, di assumere decisioni che la legge non mi consente o di intervenire sulla sfera decisionale dei dirigenti comunali. Prescindendo dai tempi tecnici per rispondere all’istanza di sospensione, che non possono comunque essere di due giorni soltanto, la questione è se il Comune può sospendere la riscossione affidata al concessionario Equitalia di un credito esigibile e con nessuna possibilità di avere sentenze di annullamento. La pretesa tributaria di un Comune non può, e non deve, essere oggetto di negoziazione, ancorché nei confronti di una società partecipata, ed è pertanto irrinunciabile. Ferreo obbligo di legge ma anche principio di ragionevolezza ed equità. Eventuali sconti e rinvii sarebbero, infatti, un depauperamento delle finanze comunali a carico della collettività degli aretini e un’evidente difformità di trattamento nei confronti dei contribuenti, specialmente le imprese che, in un grave periodo di crisi, comunque si impegnano a pagare, pur con estrema difficoltà, queste imposte. Sia pertanto chiaro che l’Imu e l’Ici non pagata da Arezzo Fiere viene pagata da tutti gli altri aretini. Infine, – conclude Merelli – sbandierare l’Ici e l’Imu come causa delle difficoltà della società risulta pretestuoso e volto a distogliere l’attenzione dai suoi veri problemi: Arezzo Fiere e Congressi nel 2013 ha chiuso il bilancio con una perdita ante-imposte di 2,898 milioni di euro e nel 2014 di 1,038 milioni di euro. La politica dello scarica-barile adottata dall’organo amministrativo dovrebbe essere sostituita da una più attenta analisi della propria attività gestionale. In una società in cui la responsabilità dei risultati negativi della gestione viene addossata a un socio di minoranza come il Comune e non all’organo amministrativo che li ha determinati, c’è evidentemente qualcosa che non funziona».
«Problema di management» Ancora più definitivo il sindaco Alessandro Ghinelli che, assumendosi anche la responsabilità politica della decisione, è arrivato ad affermare che: «A mio avviso è proprio questo management di Arezzo Fiere e Congressi che è un problema, lo dico alla luce dei risultati economici ottenuti e delle uscite sopra le righe. Pongo la questione se sia il caso di mantenerlo. Questa premessa politica è fondamentale perché non c’è dubbio che Arezzo Fiere e Congressi rappresenti un fulcro importante per veicolare l’immagine di Arezzo e portare eventi congressuali ed espositivi, quindi riponiamo aspettative su questa struttura. D’altronde, l’area ex Lebole, dirimpettaia a quella della struttura fieristica, è oggetto di un discorso aperto con gli investitori per una nuova viabilità: obiettivo è anche quello di mettere a frutto i parcheggi dell’area per il centro affari. Certo, ribadisco che la nostra forza è quella di esprimere un consigliere nel cda in virtù di una partecipazione dell’11 %. Se Arezzo Fiere è struttura sulla quale la collettività deve continuare a contare, il Comune non tanto come socio ma come ente territoriale si rende disponibile a proporre una rateizzazione lunga di questo debito. Non possiamo sospenderlo, non possiamo cancellarlo ma possiamo renderlo estinguibile, ad esempio, in otto anni. Però vogliamo un piano industriale per dimostrare in quanti anni Arezzo Fiere e Congressi possa arrivare a un pareggio. Ma mi basta una modesta perdita perché il vantaggio che comunque porta alla città giustifica perfino un piccolo disavanzo. Non intendo usare nei confronti di una società come Arezzo Fiere un atteggiamento diverso da quello che uso per altre società. Come primo cittadino non voglio sentirmi dire da altri cittadini: perché loro no?». Più chiaro di così.