«Non sono numeri positivi quelli per il 2014 per l’artigianato e la piccola impresa. L’avevamo messo in preventivo perché già l’avevamo capito che poteva finire così, purtroppo poi la realtà ci ha confermato che così stanno le cose. Noi siamo preoccupati perché comunque ogni semestre negativo che passa è un peso che le imprese hanno sul groppone durante questa crisi che viene avanti da anni e sta consumando le realtà anche piu’ forti e solide». Così il presidente di CNA Toscana Valter Tamburini ha presentato i dati sull’artigianato e la piccola impresa in Toscana nel 2014. Un consuntivo 2014 ancora in negativo. Nel 2014 i dati definitivi per la piccola impresa toscana sono stati: -4,4% di ricavi, -1,9% di investimenti, -5,1% di retribuzioni, -5,7% di consumi aziendali. Le flessioni complessive di queste variazioni aggregate a livello toscano trovano corrispondenza in un quadro territoriale e settoriale pure orientato in senso negativo, senza crolli eclatanti ma davvero con poche eccezioni positive.
L’analisi della Cna sul 2014 toscano In generale nel 2014 l’economia internazionale ha presentato una crescita dell’output grossomodo pari a quella dell’anno precedente, sostenuta in particolare dal miglioramento delle economie avanzate. Tuttavia, il rallentamento delle Emerging Economies, la frenata della produzione negli Stati Uniti, diversi focolai di crisi (Russia, Medio Oriente e Nord-Africa) e il minor dinamismo del commercio mondiale sono tra i principali fattori che hanno indotto il Fmi a limare al ribasso le previsioni per il 2015 (+3,3% vs 2014). Inoltre, in Europa nonostante la maggior vivacità del ciclo economico sostenuto (in parte) dal calo del prezzo del petrolio e dalla diversa intonazione di policy della Bce, peggiora il mood in conseguenza dell’affaire-Grecia. Sono quindi numerosi gli elementi esogeni che fanno da cornice al profilo congiunturale dell’economia italiana, la quale dopo il triple-dip (-8,9% in termini di Pil dal 2007 al 2014), presenta un graduale assestamento. Tra le province in terreno positivo sui ricavi si colloca solo Massa Carrara (+3,1%) mentre in ordine di negatività troviamo Prato (-9,7%), Livorno (-6,1%), Lucca (-5,7%), Arezzo (-5,5%), Grosseto (-5,1%), Pisa (-4,4%), Firenze (-3,5%) e Pistoia (-0,9%). Il quadro di flessione su ricavi e fatturati e’ coerente con la tendenza negativa anche sui costi d’esercizio: i consumi aziendali, infatti, si riducono nei territori a maggiore criticita’, in modo significativo. Ad esempio, -8,7% a Lucca, -6,1% a Grosseto, -10,6% a Prato e addirittura -14,8% ad Arezzo); anche le retribuzioni presentano punte negative di rilievo quali -15,8% a Pisa, -14,2% ad Arezzo, -10,1% a Livorno.
Preoccupazione per artigianato e piccola e media impresa «Le politiche nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione contro la crisi (da quella monetaria alla riforma del lavoro), hanno poco impatto, almeno in modo diretto, sulla piccola impresa – ha specificato il direttore CNA Toscana Saverio Paolieri -. Le stesse politiche industriali, o ciò che di esse rimane, innovazione in primis, per come sono strutturate sono poco accessibili o interessanti per la micro e la piccola impresa». «Ci auguriamo che questo 2015 sia l’anno giusto per cominciare a vedere una inversione di tendenza, che noi crediamo sia ancora troppo timida ma che noi vogliamo salutare con speranza, e provare ad agganciare il treno della ripresa – ha aggiunto il presidente Tamburini -. Sappiamo che non sarà facile ma ce la vogliamo mettere tutta. Per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica di starci vicino e al mondo del credito di continuare a supportarci cosa che forse non ha fatto in pieno negli ultimi tempi per aiutare la piccola e media impresa».
Uno sguardo al futuro Ma che messaggio vorrebbe mandare CNA Toscana all’assessore Ciuffo per far si che la piccola e media impresa agganci i piccoli segnali di ripresa? «Gli direi di rendersi conto della criticità che sta attraverso la piccola e piccolissima impresa che è la stragrande maggioranza dell’economia di questa regione e quando si fanno bandi, quando si prendono iniziative, quando si fanno iniziative economiche riguardanti questa regione di tenere conto della specificità della piccola e piccolissima impresa e provare, noi non pretendiamo, ma chiediamo che si provi a dare delle risposte specifiche a questi tipi di aziende – ha specificato ancora Tamburini -. Noi siamo quelli che forse nel panorama anche delle esportazioni ad accedere peggio ai mercati mondiali, non abbiamo la forza della grande impresa che è bastevole di suo ad andare sui mercati mondiali, abbiamo bisogno di essere sostenuti, abbiamo bisogno che qualcuno ci accompagni, quindi la regione dovrebbe a disposizione secondo noi quelle poche risorse che sappiamo ci sono per aiutare le piccole imprese ad accedere ai mercati internazionali. Poi sappiamo che non dipende dalla regione o non solo dalla regione ma c’è bisogno anche di fare delle politiche che possano rilanciare anche i consumi interni perché comunque, e sarà sempre così, la maggioranza delle nostre imprese vivrà del mercato interno». Ci sono alcune situazioni fra le piccole e medie imprese regionali toscane che preoccupano in particolare CNA. «Indubbiamente sono le voci che anche in questo caso ci portiamo indietro da anni di negatività e sono legate prevalentemente al mondo delle costruzioni, che è in uno sprofondo rosso che sembra che non riesca a risollevarsi ma intorno al mondo delle costruzioni non dimentichiamoci c’è un grandissimo indotto che riguarda tanti altri settori.- ha concluso Valter Tamburini-. Non vanno bene poi per nulla il mondo della produzione ed il mondo dei servizi alle imprese. Questi tre settori che poi riguardano la stragrande maggioranza delle nostre imprese ci preoccupano molto. Un settore che sembra andare meno peggio, non voglio azzardarmi a dire meglio, è il mondo della pelletteria. Molto probabilmente il mondo della pelletteria è quello più vocato alle esportazioni e che soffre un po’ meno. Ecco perché prima dicevo che c’è bisogno di supportare le piccole e piccolissime imprese anche sui mercati stranieri visto che in questo momento i mercati che più tirano sono quelli lontani».