A distanza di un anno dalla rimozione della Costa Concordia dall’Isola del Giglio non è facile trovare ancora parole da scrivere. Il rischio è di scivolare sul retorico, sul già detto. Eppure in questi mesi che sono trascorsi ho provato più volte a cercare di dare un senso a tutto quanto è accaduto. Ma non è cosi semplice e probabilmente dovrà passare del tempo ancora perché tutte le caselle vadano al loro posto.
Cosa ci ha insegnato, in fondo, questa vicenda? Che la leggerezza nei comportamenti e le fragilità umane sono molto pericolose; che il dolore inevitabilmente fa parte delle nostre vite; che per quanto grande possa essere lo si può sopportare con grande dignità. In fondo questa brutta storia ci ha insegnato ad essere persone migliori, ci ha fatto vedere e vivere il brutto perché tornassimo ad innamorarci del bello. Ci ha mostrato il male perché potessimo un giorno apprezzare il bene.
Il naufragio e la rimozione ci hanno anche mostrato però i forti e i prepotenti rischiando di vanificare i comportamenti eroici dei deboli. Mi è venuto da sorridere in questi mesi ed ho provato anche un pizzico di rabbia davanti ai molti tentativi, alcuni anche grotteschi, di voler ricercare altre verità. La verità di partenza, purtroppo, rimane una ed è scolpita in quelle rocce sotto e a filo del mare, in quei lunghi silenzi che la nave e il suo acciaio gelido regalavano quando ti avvicinavi. La verità è scolpita in quelle due lapidi all’Isola del Giglio, una con i nomi delle 32 vittime, l’altra con impresso il gesto di solidarietà dei gigliesi. Il resto è contorno, sono sfumature, modi di interpretare che quanto più scendono nel dettaglio quanto più si allontanano dalla realtà. E chi non ha vissuto gomito a gomito con quella nave fino ad odiarla non potrà mai capire, rischiando di raccontare alla fine un’altra storia.
La nave è stata araba fenice, mostro da combattere e vita che rinasce, allo stesso tempo oppressore e simbolo di liberazione. La nave è stata la Commedia del Sommo Poeta. I suoi ponti gironi infernali prima e paradiso una volta riemersi. Oggi, anche se i lavori di bonifica devono ancora concludersi e la vicenda processuale si prepara ad un nuovo round, il Giglio lentamente prende vita e forma. I suoi silenzi, i suoi profumi, il suo mare, la sua gente sono la terza pietra, testimonianza diretta, su cui è incisa la verità.