penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

“Cetonaverde poesia 2015” ha assegnato il premio alla carriera al poeta ucraino-polacco Adam Zagajewski. Lui, nato nella odierna città ucraina di L’viv, costretto, alla fine del seconda guerra mondiale, a trasferirsi con la famiglia nella Slesia sottratta alla Germania per essere annessa alla Polonia, ha fatto dello “spaesamento”, della disappartenenza, del viaggio, i temi principali della sua poesia, come quando scrive: «piccolo e invisibile come i grilli / ad agosto […] abita tra / blocchi di granito, in mezzo a verità / utili», quell’io «eterno fuggiasco […] così diffidente da non / ricevere nessuno, me compreso». Versi che giungono da quel mondo di frontiere quale è da sempre l’Europa dell’Est.

Nelle città straniere c’è una gioia sconosciuta,

la fredda felicità di un nuovo sguardo.
Gli intonaci gialli delle case, sui quali il sole
si arrampica come un agile ragno, esistono
ma non per me. Non per me furono costruiti
il municipio, il porto, il tribunale, la prigione.
Il mare scorre per la città con una marea
salata e allaga le verande e le cantine.
Al mercato i prismi delle mele, piramidi
che svettano per l’eternità di un pomeriggio.
E pure la sofferenza non è poi così
mia: il matto locale farfuglia
in una lingua straniera, e la disperazione
di una ragazza sola in un caffè è come
il frammento di una tela in un cupo museo.
Le grandi bandiere degli alberi si agitano
al vento così come nei luoghi
a noi noti, e lo stesso piombo fu cucito
negli orli di lenzuola, di sogni,
dell’immaginazione folle e senza casa.

[“Nelle città straniere” in Dalla vita degli oggetti di Adam Zagajewski]