import-export.jpgProsegue la serie positiva dei distretti industriali toscani nel primo trimestre 2015: le esportazioni hanno registrato un incremento del 2,1%, rimanendo sopra i 3 miliardi di euro. E’ il dato che emerge dall’analisi Monitor dei distretti della Toscana (dati al 31/03/2015), realizzato per Banca CR Firenze dalla direzione studi e ricerche di Intesa San Paolo, che analizza l’andamento dell’export in 18 distretti toscani.

L’analisi: bene l’export nonostante la ‘zavorra dorata’ Rispetto alle altre regioni distrettuali nazionali, si legge nella nota, i risultati toscani appaiono tuttavia meno brillanti. In Toscana infatti il dato globale dell’export risulta ancora condizionato dalle esportazioni di gioielli del distretto di Arezzo verso gli Emirati Arabi Uniti (-29,2%): protagonista di una forte crescita fino al primo trimestre 2014, l’oreficeria aretina ha poi risentito del calo del prezzo dell’oro e del ripiegamento della domanda mondiale. Se però si esclude tale flusso, la performance dei distretti tradizionali toscani appare di gran lunga migliore, registrando un +5%, ritmo di sviluppo superiore a quello registrato in media dai distretti italiani (+3%) ma anche dai competitor tedeschi (+3,4%). Le prospettive delle esportazioni toscane, al netto delle incertezze create dalla crisi greca, dovrebbero rimanere particolarmente buone per il mercato statunitense, grazie anche al sostegno offerto dalla svalutazione dell’euro. L’export verso questo mercato ha registrato una crescita del 18,3%, dopo i buoni risultati già conseguiti lo scorso anno, portando a confermare gli Stati Uniti come primo mercato di sbocco dei distretti tradizionali toscani, superando la Francia. Anche i mercati europei dovrebbero offrire spunti di crescita maggiori rispetto al recente passato.

Le performance virtuose Tra i distretti toscani particolarmente performanti nel primo trimestre 2015 spicca la pelletteria e calzature di Arezzo, che con un nuovo incremento a due cifre (+34,8%) risulta tra le realtà locali piu’ dinamiche nel panorama toscano e italiano. Da segnalare anche il forte recupero messo a segno dal cartario di Capannori (+21,9%, maturato grazie al rinnovato dinamismo dei mercati europei) e dai vini del Chianti (+25,9%) che hanno invece beneficiato soprattutto del boom di vendite negli Stati Uniti. Crescono a ritmi elevati anche le esportazioni di farmaci (20,6%) del polo toscano che registra risultati migliori rispetto alle altre aree di specializzazione italiane. Forti recuperi sono stati messi a segno anche dai mobili di Poggibonsi Sinalunga (+20,7) e della ceramica di Sesto Fiorentino (+24,1%). La pelletteria e calzature di Firenze, con una crescita piu’ lenta pari al 4,6%, si e’ comunque confermata il distretto leader dell’export distrettuale toscano, con 34 milioni di esportazioni aggiuntive rispetto allo stesso periodo del 2014 (sui quasi 65 registrati dal complesso dei distretti tradizionali della regione). In linea con il dato medio regionale sono i risultati del distretto del marmo di Carrara (+2,8%) e del calzaturiero di Lucca (+2,6%), che continua a mostrare segni di graduale miglioramento.

Chi perde terreno Tra i risultati di segno negativo, nel primo trimestre 2015 si segnalano il distretto del tessile e abbigliamento di Prato (-0,7%) e quello dell’abbigliamento di Empoli (0,6%), che vedono un azzeramento degli spunti di crescita evidenziati nel corso del 2014. L’inizio del 2015 ha poi confermato le difficoltà di altre importanti realtà distrettuali toscane, con l’olio di Firenze (-5,2%) – in parte compensato dal +9,1% di vendite all’estero del distretto dell’olio di Lucca – e il mobile imbottito di Quarrata (-13%). Peggiora, entrando in territorio negativo, l’export delle calzature di Lamporecchio (-8,4%) e della concia e calzature di S. Croce sull’Arno, che registra una contrazione dell’8,4%. Il già ricordato distretto dell’oreficeria di Arezzo vede, nel complesso, una contrazione del 14,4%; l’effetto negativo indotto dalle esportazioni aretine verso gli Emirati Arabi Uniti dovrebbe comunque gradualmente esaurirsi e consentire ai distretti toscani di tornare ad esercitare il ruolo di traino dell’export distrettuale avuto negli scorsi anni. Il distretto floro-vivaistico di Pistoia, a cui il Monitor dei Distretti dedica un approfondimento, vede nel primo trimestre 2015 un arretramento delle vendite all’estero (-1,7%) soprattutto per il calo delle esportazioni verso la Francia (-5,8%), principale mercato di sbocco dove è diretto quasi il 30% delle produzioni vivaistiche pistoiesi. Vi sono tuttavia spazi di recupero nei prossimi anni, in particolare per il comparto delle piante vive che soffre di minori pressioni competitive rispetto a quello dei fiori recisi che – grazie all’abbattimento dei costi di trasporto – negli ultimi anni ha visto l’affermazione, a fianco dell’Olanda, di paesi come Colombia, Ecuador, Kenia, Etiopia. Il commercio internazionale di piante vive appare peraltro ampiamente regionale, con quasi l’80% all’interno del continente europeo. Le prospettive di miglioramento dell’economia europea offrono quindi spazi di sviluppo per il distretto di Pistoia, offrendo il potenziale per superare i cali subiti nell’ultimo biennio e ancora nel primo trimestre
del 2015.

Il commento «I distretti industriali toscani hanno segnato un buon andamento delle esportazioni nel primo trimestre 2015, ma l’auspicio è di recuperare le posizioni di leadership nazionale superando le difficoltà incontrate su alcuni mercati di sbocco», ha rilevato Pierluigi Monceri, Direttore Generale di Banca CR Firenze. «La Toscana presenta filiere produttive distintive, come quella della pelle, una delle principali dei distretti toscani, che ha registrato nel primo trimestre 2015 una crescita del 5,6 per cento delle esportazioni. La qualità del prodotto e la capacità di muoversi sui mercati internazionali delle filiere produttive regionali e dei distretti industriali toscani sono fondamentali per l’economia locale. Siamo sicuri – osserva ancora Monceri – che il supporto finanziario e di strumenti a disposizione delle imprese offerto dalla nostra banca sia un elemento di ulteriore spinta competitiva per le aziende che lavorano con l’estero o che puntano a crescere sui mercati internazionali».