toscana_consiglio_regionale_2015_06_25_01È convocata per questo pomeriggio la terza seduta del Consiglio regionale della Toscana dopo le elezioni tenutesi lo scorso 31 maggio che hanno visto rieleggere nel ruolo di governatore Enrico Rossi. È invece cambiata la guida della presidenza del Consiglio regionale con il passaggio di testimone fra Alberto Monaci ed Eugenio Giani. Quest’ultimo, pochissimi mesi fa presidente del Consiglio comunale di Firenze, va segnalato come sia arrivato terzo per numero di preferenze raccolte su scala toscana ed il Pd non ha avuto difficoltà a dargli il ruolo di guidatore dei lavori a Palazzo Panciatichi dopo che lo stesso Giani a maggio 2014 sognava di poter ereditare il ruolo di sindaco di Firenze di Matteo Renzi, vedendosi invece scalzare per volontà dello stesso poi premier da Dario Nardella. AgenziaImpress ha incontrato Eugenio Giani per farsi raccontare le sue valutazioni in questa primissima fase nel nuovo ruolo affidatogli in Regione Toscana. «Penso che il Consiglio regionale avesse un po’ bisogno di una scossa. Io mi sono impegnato per questo sia in Palazzo Panciatichi che, restituendo un rapporto con la Regione. In sette giorni sono stato a Siena in occasione del Palio, a Pisa per il gioco del Ponte, a Scarperia per la mostra dei gioielli della storica gioielleria Torrini, poi sono stato a San Miniato per la cittadinanza dei fratelli Taviani, all’Abetone per la Pistoia-Abetone di corsa. Insomma ho cercato di essere molto sul territorio, ed ho percepito che il desiderio di avere un rapporto con la regione è sentito sia dai sindaci che dalla comunità; ed invece a palazzo è necessario ridare un senso di apertura per cui la costruzione del percorso storico, la progettazione della sala dei comuni toscani. Insomma sono giovani la maggior parte dei quaranta consiglieri ma hanno voglia di fare e con me non trovano altro che il pane per i loro denti ovvero un desiderio di fare, di agire, di dare il senso di una regione vicina ai cittadini».

Qual è la filosofia del suo ruolo? Un cercare forse di far uscire l’ambito istituzionale dalle famose stanze del potere?

«La regione ha una funzione: quella di essere il potere legislativo rispetto allo Stato piu’ a diretto contatto con il territorio, per poter disciplinare varie cose, dall’urbanistica alla sicurezza, dall’ambiente ai trasporti, fino alla viabilità, quello che è l’identità di una regione economica e culturalmente compatta. La Toscana lo è, si tratta di ritrovare una capacità di lavorare della regione che sembrava un po’ spenta. Io ce la sto mettendo tutta in questo senso».

Qual è il polso del nuovo consiglio regionale dopo le prime due sedute svolte?

«Quaranta è un numero più ridotto di consiglieri rispetto al passato e quindi credo rispetto al passato ci sarà l’occasione per essere maggiormente coinvolti nel programma della regione. Rossi sta insistendo molto sul lavoro e sull’economia, ritengo che accanto al suo programma vi sia la necessità di intervenire anche su tutta una serie di settori, dai trasporti alla viabilità, perché la Toscana deve rinnovare la sua rete in questo senso, passando per la cultura, perché regione deve valorizzare il giacimento culturale straordinario dei suoi territori ma anche il turismo, fonte di reddito e di ricchezza per un rilancio fondamentale. Credo che presto arriveremo a temi fondamentali e alle leggi che nel programma  di Rossi sono stati indicati e mi auguro che il dibattito in aula sia franco, deciso ma comunque sempre costruttivo».