Questa mattina si è insediato il primo consiglio comunale dopo le elezioni a sindaco di Alessandro Ghinelli. È tutto proseguito secondo la norma fino alla votazione del Presidente del Consiglio Comunale, evento che ha scatenato un’autentica bufera. Tre i candidati: Alessio Mattesini di Forza Italia, Francesco Macrì di Fratelli d’Italia e Massimo Ricci, candidato dei Cinque Stelle. Viene eletto Alessio Mattesini con 27 voti. È lui il nuovo presidente del consiglio comunale, grazie anche ai voti del Pd.
Macrì abbandona l’aula «L’esito della votazione del Presidente del Consiglio Comunale ha dimostrato una grande compattezza della coalizione – ha commentato Lucia Tanti di Forza Italia, neo assessore alle politiche giovanili e allo sport. Ventisette voti su trentadue per Mattesini sono un vero successo. Un attestato di stima e un riconoscimento ai suoi 10 anni di lavoro all’opposizione». Nelle fila di Fratelli d’Italia però, i consiglieri comunali non sono dello stesso avviso. Il partito, che ha contribuito all’elezione a sindaco di Ghinelli con 1700 voti, non ha visto nessuno dei suoi politici scelto per ricoprire un ruolo nella nuova giunta. Francesco Macrì, coordinatore di Fratelli d’Italia AN/Alleanza per Arezzo, che questa mattina in Consiglio aveva chiesto espressamente di ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio Comunale, si è visto invece sbattere la porta in faccia. Per Fratelli d’Italia – che era già rottura con Ghinelli per la totale esclusione dei suoi candidati dalla giunta – questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. All’elezione di Mattesini, Macrì si è alzato a muso duro ed è uscito dall’aula.
Fratelli d’Italia contro Ghinelli Nella conferenza stampa che è seguita Macrì – insieme ai consiglieri comunali e agli esponenti aretini di Fratelli d’Italia – ha gridato al tradimento. «Abbiamo partecipato e lottato duramente perché Ghinelli diventasse sindaco – ha dichiarato-. Un sindaco capace di dare voce alle istanze dei cittadini. Fratelli d’Italia ha portato ben 1700 voti e in questa partita contro Matteo Bracciali e la sinistra, è stato determinante. La nostra alleanza ora è compromessa. Il patto è tradito, e non perché io non sia diventato Presidente del Consiglio Comunale, ma perché è stata tradita la fiducia di tutti gli elettori che ci hanno votati per essere direttamente rappresentati. Non solo questa, ma altre scelte politiche mi lasciano perplesso. Il dialogo tra noi e il sindaco si è interrotto quindici giorni fa, subito dopo la sua elezione. Parlarci è stato impossibile. Non ha voluto un consiglio e nemmeno un confronto con noi per la scelta degli assessori. Oltre a questo non capisco la scelta dell’assessore Tiziana Nisini della Lega. Vive a più di 100 km da Arezzo e non conosce la realtà aretina. Davvero la Lega ha espresso questa scelta per ricoprire una quota rosa? Che la Lega non avesse un’altra donna, aretina e competente, per ricoprire questo ruolo, io non ci credo. Passiamo alla questione dei tecnici. Fino all’ultimo dovevano essere due, all’ultimo momento sono diventati tre. Questi sono punti importanti in cui tutte le forze di una coalizione dovrebbero confrontarsi insieme, ma così non è stato. Peccato. Noi rimarremo sempre in prima linea per tutti gli elettori che ci hanno votato e lotteremo come abbiamo sempre fatto. La lealtà nei nostri confronti è venuta meno perché forse eravamo scomodi. Prima delle elezioni volevamo ridare voce al centro destra aretino. Ora non ci tiriamo indietro e ridaremo voce al centro destra aretino. Benvoluti o meno. Basta prese in giro». Il sindaco tace ma quello che ha recentemente dichiarato a proposito del tracciato della Due Mari lascia intendere un attivismo volto a più sostanziose vicende.