La domanda che mi rivolge Giulia Ambrosio, direttore dell’associazione Arezzo Città del Vasari, è di quelle che aprono uno scenario: «Nel tuo libro “Vacanze Toscane” (leggi) parli di un quadrilatero dell’arte e della cultura, Firenze-Pisa-Lucca-Siena, ma come possiamo farlo diventare un pentagono inserendo anche Arezzo?».
Poiché il patrimonio è effettivamente di prim’ordine (Cimabue e Piero della Francesca, Spinello Aretino e Vasari, Piazza Grande e il Museo archeologico, Giostra del Saracino e fermiamoci qua) – né mancano le competenze professionali in campo culturale, turistico e della comunicazione – il sentiero dorato da seguire è soltanto uno: essere i più bravi, e i più lesti di tutti, nel creare un sistema di accoglienza che offra risposte, cioè servizi, in linea con le quattro principali tendenze in atto a livello europeo e mondiale: turismo accessibile, turismo sociale e della terza età, turismo delle famiglie e turismo sostenibile.
Sono argomenti di cui in Toscana si parla poco, e sui quali invece una destinazione culturale che voglia imporsi sul mercato, soprattutto a livello internazionale, deve impostare la propria strategia turistica, non soltanto a parole – con convegni, stati generali o studi che non portano a nulla – ma con una rete di servizi ben organizzati. E che magari già esistono, ma non sono organizzati e comunicati.
Come il biglietto cumulativo dei musei nazionali (Basilica di San Francesco + Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate + Anfiteatro Romano + Museo di Casa Vasari) dal costo di 12 euro, che potrebbe essere proposto a tariffa ridotta – e in qualche speciale promozione anche gratuita – per chi prenota almeno due pernottamenti in città, così da facilitare una visita non frettolosa e una migliore ricaduta in termini di spesa pro-capite.
Oppure le tariffe famiglia negli hotel o i menu per bambini, le visite teatralizzate o i laboratori, devono essere i punti di forza di un’offerta orientata a questo tipo di visitatori, e non restare soltanto semplici accessori in cui non si crede.
E se il turismo di massa svuota le città intorno alle 17, perché ha ordine tassativo rientrare alla base, ecco che Arezzo potrebbe invece prendere vita alle 18 e proporre (a chi ama avere più tempo per conoscere la città) visite guidate, “passeggiate” con artisti e scrittori, concerti, incontri da un’ora-un’ora e mezzo, così da invitare naturalmente le persone a rimanere a cena in un ristorante della città.
La risposta, per fare di Arezzo un destinazione turistica di arte e cultura, è, alla fine, quella di sempre: puntare su innovazione e qualità. Cosa ne dice, sindaco Ghinelli, la accendiamo?