Forse era solo una frase ad effetto per avere il titolo sul giornale (ed allora il risultato è raggiunto).
Forse era solo un modo, un po’ ruffiano ma legittimo, di attirare finanziamenti o sponsor anche fuori dalla propria area.
O forse la proposta dei proprietari del sito internet www.destinationargentario.com di promuovere lo scalo marittimo di Monte Argentario “anche” come il porto di Siena – essendo la città del Palio così conosciuta ed attrattiva a livello internazionale ed a poco più di un’ora di distanza in auto dalla costa – riflette un disagio reale: cercare un qualche elemento di identità a quella che viene chiamata la Toscana del sud.
La divisione delle dieci province della nostra regione in tre aree vaste è ormai un fatto assodato a livello amministrativo e politico: l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia; l’area costiera Livorno-Pisa-Lucca-Massa Carrara; l’area meridionale Arezzo-Siena-Grosseto.
Sinceramente, questa distinzione ha per il turismo un’importanza trascurabile: i viaggiatori, siano essi italiani e stranieri, vengono semplicemente in Toscana e quale che sia il motivo della visita, non hanno nessun interesse reale a sapere in quale provincia si trovano.
Nel turismo, quindi, non possono essere le aree vaste la soluzione – tanto meno una scorciatoia – per sostituire i compiti prima assegnati alle province. Non divaghiamo dal cammino per arrivare ad una promozione turistica veramente regionale.
Capisco che Prato e Pistoia non possono che avere vantaggi dall’essere “vendute” sul mercato turistico come aree comprese in una sorta di grande Firenze; ammetto che fra Livorno, Pisa e Lucca, la presenza di un porto e di un aeroporto e le ridottissime distanze possono facilitare un lavoro comune di prodotto turistico, ma già Massa Carrara è troppo decentrata. Ma nella Toscana sud è proprio impossibile – a mio parere – trovare elementi comuni che diano una identità. Non che manchino elementi di attrazione, anzi è l’esatto opposto, ce ne sono veramente tantissimi (Maremma e Valdorcia, il mare e Piero della Francesca, Cortona e le Crete senesi, Camaldoli e gli Etruschi), ma già da questo breve elenco si può vedere quanto siano disomogenei fra loro e sparsi su un territorio molto vasto e profondamente differente.
L’idea stessa di poter pensare a comunicare Siena come una città che ha un porto sul mare è senz’altro innovativa, curiosa e stimolante ad una prima lettura, ma appare un po’ disperata e non regge ad una analisi tecnica più attenta e che si voglia tradurre in un’offerta concreta.
Comunque: buon lavoro di cuore a Destination Argentario, e sempre disponibile ad essere smentito.