Le prime due presentazioni del mio libro “Vacanze Toscane. Riflessioni sul turismo che cresce nonostante la politica” (leggi) – a Siena ed a Pisa – sono state piacevoli ed utili occasioni per parlare del turismo in Toscana, con operatori di tutti i settori e con gli assessori al turismo delle due città: rispettivamente, Sonia Pallai e Paolo Ghezzi.
Assessori che conosco da anni, con i quali ho un dialogo costante, e che nei due incontri hanno evidenziato molto bene le difficoltà di un momento in cui non c’è assolutamente chiarezza su normative e competenze in materia turistica. Di sicuro il turismo non rientra più nei compiti delle Province riformate, ma al momento il passaggio della competenza ai comuni è soltanto un auspicio e nulla più, avendo la Regione Toscana rimandato il “problema” alla nuova Giunta ed al Consiglio che uscirà dalle elezioni del 31 maggio.
Mi è tornato in mente quanto ha scritto il 1° febbraio scorso l'[ir]Responsabile Commerciale in un post intitolato “10 motivi per cui un politico non dovrebbe occuparsi di turismo” (leggi), che in pratica metteva in luce alcuni elementi chiave assolutamente ineccepibili: una strategia turistica si misura su due obiettivi, uno a 2/3 anni ed uno a 5 anni, mentre la politica lavora su sei o al massimo 12 mesi; ministri e assessori, salvo casi particolari, non hanno competenza tecnica ma pensano di poterne fare a meno; il politico tende a farsi protagonista unico della destinazione, quando il successo di un luogo è invece legato alla effettiva collaborazione del maggior numero di soggetti, direttamente o indirettamente coinvolti con l’accoglienza turistica.
Apprezzo molto il tono ironico ed accattivante del blog – peraltro anche scritto in ottimo italiano – per ribaltarne il titolo, ovvero invitare i politici locali e nazionali a leggere i 10 motivi per trarne ispirazione e comportarsi in maniera diametralmente opposta, e quindi chiedendo loro occuparsi invece di turismo.
Ed offrire loro un motivo, uno solo, per occuparsi di turismo: l’esperienza pratica dimostra che soltanto quando un’amministrazione regionale o comunale ha la capacità e la competenza di prendere l’iniziativa nel modo giusto, quando dimostra di essere “più avanti” degli stessi operatori privati, quando dà garanzia di lavorare per tutti e non solo per una parte, ecco che riesce ad innescare e guidare un processo di costruzione di politiche turistiche capaci di essere innovative ed avere successo.
Per superare divisioni, rivalità, frammentazioni, pigrizie, serve – anche nel turismo – una politica che sappia dare il buon esempio.