James Taylor, uno dei più grandi cantautori al mondo, è atteso il 21 aprile a Firenze all’Obihall. I numeri dell’artista della North Carolina parlano da soli: 5 Grammy Awards, 100 milioni di album venduti, 40 dischi d’oro, numerosi dischi di platino e un posto sia nella Rock and Roll Hall of Fame che nella Songwriter’s Hall of Fame. Tutte testimonianze del segno profondo che Taylor ha lasciato nel mondo della musica grazie alla fusione perfetta tra la chitarra e la voce delicata e coinvolgente. L’Italia è uno dei paesi in cui è molto amato e seguito, e i concerti di aprile (6 date in tutta la penisola) saranno un’occasione per i fan italiani di godersi un’anteprima del nuovo album, in uscita a maggio e il cui titolo non è ancora stato svelato. «Il pubblico italiano – ha dichiaratoTaylor – è il mio preferito al mondo. In questo Paese la cosa più bella sono le persone, l’energia che sento, che mi arriva da ogni incontro. Ma di questo paese mi piace anche il modo in cui ogni città mantiene la sua personalità, in un mondo che sembra ogni giorno più omologato, credo che questa sia una peculiarità molto importante. Infatti cerco di venire in Italia ogni volta che posso. In questi anni ho sentito meno l’esigenza di esprimermi – ha detto Taylor, spiegando le ragioni del suo lungo periodo di silenzio – e ci sono cose che mi hanno un po’ distratto dal comporre. La vita, alcune vicissitudini, ma per me scrivere resta un’esperienza profonda, quasi spirituale: il bello della musica è che non ha bisogno di analisi cervellotiche, segue innegabili leggi fisiche e può arrivare a tutti in modo diretto».
Il provino davanti a Paul McCartney e George Harrison.La forza di James Taylor sta proprio nell’immediatezza della sua voce e, chissà, anche nella sofferenza che lo ha accompagnato per tutta la vita, nonostante chi conosce la storia dei suoi esordi potrebbe farsi l’idea di un uomo prediletto dalla Dea Bendata: Taylor, infatti, deve il suo debutto nel mondo della musica a un provino tenuto a Londra con la Apple Record dei Beatles, davanti a Paul McCartney e George Harrison. «“Ero un grande fan dei Beatles – ha raccontato – e aver ricevuto al loro approvazione fu emozionante per me, fu una vera e propria svolta alla mia carriera. Decisero di produrre il mio primo album che si chiamava “James Taylor” (una delle tracce contenute nel disco era “Caroline in my mind”) e al disco collaborarono anche loro. Purtroppo solo al secondo album riuscii a ottenere l’attenzione del pubblico americano, e solo allora riscoprirono quel primo album che i Beatles avevano prodotto: è qualcosa che ancora non dimentico e a cui sarò grato per sempre».