Il 26 aprile l'ultima colata dell'altoforno Lucchini

piombinoNiente ripartenza dell’altoforno: si torna al piano originale, quello con due forni elettrici. Il colpo di scena arriva a metà del convegno “Acciaio, nuove sfide”  a Piombino, a cui hanno partecipato autorità, imprenditori siderurgici ed esperti di settore. L’annuncio da parte di Cevital è secco e chiaro: «Ci vorrebbe troppo tempo per poterlo riaccendere. Abbiamo deciso di smantellarlo». Il nuovo programma del gruppo algerino ora prevede di smantellare tutta la parte vecchia delle acciaierie, quella vicino al centro urbano, e di iniziare subito con quel che riguarda logistica e agroalimentare. Un cambio di direzione che cambia anche gli scenari sul fronte occupazionale. «Con questo programma saremo costretti a riassorbire meno persone di quanto previsto con l’altoforno – continua Cevital – Ma allo stesso modo saremo in grado di essere attivi al massimo nel giro di un anno. Da lì in poi, non solo saremo in grado di far rientrare tutti gli ex dipendenti Lucchini, ma di assumere mille-mille e cinquecento persone in più».

Malumori tra i lavoratori Gli operai però mugugnano. E i sindacati intanto premono perché Rebrab presenti al più presto il piano industriale definitivo, così anche da poter discutere di ammortizzatori, a questo punto indispensabili. Al convegno al Phalesia erano presenti tutti i protagonisti della vicenda Lucchini e i maggiori esperti del settore: Issad Rebrab, Piero Nardi, Massimo Giuliani, Luciano Guerrieri, il professor Carlo Mapelli (docente al Politecnico di Milano e presidente dell’Associazione italiana di metallurgia, che insieme a Siderweb ha collaborato col Comune all’organizzazione del convegno), Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, la sottosegretaria all’Ambiente, Silvia Velo, Emanuele Morandi, presidente di Siderweb e il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti.